Durante il terzo giorno del Festival “Federico II – Stupor Mundi”, tenutosi presso la Mole Vanvitelliana di Ancona e destinato a proseguire con una seconda sessione a Jesi dal 9 all’11 maggio, si sono distinti gli interventi di Franco Cardini e Ortensio Zecchino. Cardini, stimato medievista, e Zecchino, curatore dell’Enciclopedia Federiciana Treccani ed ex ministro, hanno fornito approfondimenti significativi sulla vita e l’epoca di Federico II, ponendo l’accento sul suo rapporto con la Chiesa e le diverse confessioni religiose, inclusi l’Islam e l’Ebraismo.
Cardini ha evidenziato l’importanza della storia come strumento di consapevolezza trasversale, in un periodo descritto da papa Francesco non come un’epoca di cambiamento, ma come un cambiamento d’epoca. Ha sottolineato come il passato continui a influenzare il presente, affermando che il dimenticare la storia può avere ripercussioni negative sulla società attuale.
Zecchino ha poi approfondito il conflitto storico tra potere politico e morale, facendo riferimento alla figura di Federico II come un tentativo di separazione tra l’autorità politica e quella religiosa, un concetto che avrebbe influenzato il pensiero illuminista del XVIII secolo.
L’analisi di Zecchino sul rapporto di Federico II con gli ebrei e i musulmani ha rivelato una complessa matrice di tolleranza e pragmatismo politico. Federico II, pur essendo un fervente cristiano, estendeva diritti significativi alle minoranze religiose, come evidenziato dalle sue leggi che proteggevano l’attività di prestito e negavano le accuse di sacrifici rituali.
Fulvio Delle Donne ha ribadito l’importanza di valorizzare la memoria di Federico II, non solo in occasione degli anniversari significativi, ma anche come mezzo per comprendere meglio i temi contemporanei di pace e convivenza culturale, etnica e religiosa. Ha citato l’esempio della Sicilia normanna come modello di coesistenza pacifica tra diverse comunità religiose.
In conclusione, il festival ha offerto una piattaforma per riflettere su come la figura storica di Federico II possa ancora oggi offrire spunti di riflessione sull’importanza della memoria storica e sulle dinamiche di potere e tolleranza in un’epoca di significativi cambiamenti globali.