Analisi dei dati: 1.041 vittime sul lavoro in Italia nel 2023

Mauro Rossato

Nel corso del 2023, l’Italia ha registrato un triste bilancio di 1.041 vittime sul lavoro, confermando una situazione allarmante e l’incapacità di invertire la tendenza, nonostante gli sforzi delle istituzioni e dei media. I dati evidenziano un aumento del +1,1% negli infortuni in occasione di lavoro rispetto all’anno precedente, sottolineando la necessità di una maggiore tutela per i lavoratori nella loro quotidianità.

Tuttavia, si nota un confortante calo del -19,3% negli infortuni mortali in itinere rispetto al 2022, probabilmente attribuibile al maggior utilizzo del lavoro in smartworking dopo la pandemia. Questo dato, seppur positivo, non riflette un miglioramento significativo delle condizioni di sicurezza dei lavoratori in Italia.

Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre, sottolinea l’alto rischio per i lavoratori stranieri, che spesso subiscono un tasso di infortuni molto più elevato dovuto a una formazione insufficiente sulla sicurezza e alle barriere linguistiche e culturali.

La mappa del rischio di morte, regione per regione, da gennaio a dicembre 2023

Le regioni italiane con il maggior rischio di infortunio mortale, classificate in zona rossa con un’incidenza superiore al 25% rispetto alla media nazionale (Indice incidenza medio, pari a 34,6 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori), includono Abruzzo, Umbria, Basilicata, Puglia, Molise, Campania e Calabria. In zona arancione troviamo Sicilia ed Emilia Romagna, mentre in zona gialla ci sono Friuli Venezia Giulia, Marche, Piemonte, Veneto, Sardegna, Lombardia, Liguria e Trentino Alto Adige. Le regioni con i livelli di sicurezza più elevati, in zona bianca, sono Lazio, Toscana e Valle d’Aosta.

Il rischio di morte per fasce di età: i più anziani e i più giovani sono i più a rischio

L’Osservatorio Sicurezza Vega ha identificato i lavoratori a maggior rischio in base all’età. I lavoratori tra i 15 e i 24 anni presentano un rischio di morte sul lavoro significativamente superiore rispetto a quelli tra i 25 e i 34 anni, con 27,9 infortuni mortali ogni milione di occupati contro 16,2. Questo divario diventa ancor più allarmante per i lavoratori ultrasessantacinquenni (138,3) e per quelli tra i 55 e i 64 anni (60,7).

Lavoratori stranieri a rischio doppio rispetto agli italiani

Nel 2023, 155 lavoratori stranieri hanno perso la vita sul lavoro, con un rischio di morte più del doppio rispetto ai colleghi italiani, registrando 65,3 morti ogni milione di occupati, contro i 31,1 italiani.

I numeri assoluti delle morti sul lavoro e degli infortuni

Nel corso del 2023, si sono verificate 1.041 vittime sul lavoro in Italia, di cui 799 in occasione di lavoro (+1,1% rispetto al 2022) e 242 in itinere (-19,3% rispetto al 2022). La Lombardia ha registrato il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (133), seguita da Campania (75), Veneto (72), Emilia Romagna (70), Puglia (62), Piemonte (61), Lazio (59), Sicilia (52), Toscana (33), Abruzzo (31), Calabria (24), Marche (22), Umbria (21), Friuli Venezia Giulia, Liguria e Sardegna (18), Trentino Alto Adige (14), Basilicata (10), Molise (5) e Valle d’Aosta (1).

Settore delle costruzioni in testa alle vittime in occasione di lavoro

Anche nel 2023, il settore delle costruzioni ha riportato il maggior numero di infortuni mortali, con 150 casi, seguito dai settori dei Trasporti e Magazzinaggio (109), delle Attività Manifatturiere (101) e del Commercio (64).

Età, genere e nazionalità delle vittime sul lavoro

La fascia d’età più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è quella tra i 55 e i 64 anni (292) su un totale di 799. Nel 2023, 55 donne hanno perso la vita in occasione di lavoro, mentre 31 in itinere. Gli stranieri hanno registrato 155 decessi sul lavoro e 49 in itinere. Il lunedì risulta essere il giorno più pericoloso, con il 19,5% degli infortuni mortali.

Denunce di infortunio in diminuzione, ma legate all’emergenza Covid

Le denunce di infortunio totali (mortali e non mortali) sono diminuite del 16,1% rispetto al 2022, passando da 697.773 a 585.356 nel 2023. Questo decremento è stato più significativo nel settore della Sanità, dove le denunce sono scese da 84.327 a 41.171, principalmente a causa della scomparsa degli infortuni connessi al Covid dalle statistiche.

Il settore delle Attività Manifatturiere ha riportato il maggior numero di denunce totali (74.376), seguito da Sanità (41.171), Costruzioni (36.196), Trasporto e Magazzinaggio (33.855) e Commercio (31.824). Le denunce delle lavoratrici sono state 207.484, mentre quelle dei colleghi uomini sono state 377.872.

Conclusioni

Questi dati mettono in luce la necessità di adottare misure più efficaci per garantire la sicurezza dei lavoratori in Italia, con particolare attenzione ai lavoratori stranieri e alle fasce di età più vulnerabili. Il calo delle denunce di infortunio è positivo ma va contestualizzato alla fine dell’emergenza Covid, che aveva inflazionato i dati del 2022. È essenziale un impegno continuo per migliorare le condizioni di lavoro e ridurre il rischio di infortuni mortali sul posto di lavoro.

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