Cartello dei prezzi medi ai distributori: la posizione di Angac

Distributore di carburante

Se non fosse accaduto realmente, potrebbe essere considerato uno di quegli aneddoti da raccontare ai nipotini seduti dinnanzi al focolare domestico. Purtroppo, la vicenda che stiamo raccontando è tutt’altro che un racconto fantastico. Gli attori principali non sono Biancaneve e i sette nani o Heidi, il Nonno e le sue montagne, bensì un ministro della Repubblica Italiana e i suoi dinamici consiglieri.

La storia, che chiameremo “Il Cartello e le sue bugie, ha come protagonista il tanto discusso cartello dei prezzi medi, istituito su iniziativa del Ministro per arginare presunti comportamenti scorretti da parte dei benzinai italiani, accusati di maneggiare i prezzi del carburante a scapito degli ignari automobilisti. Tutto ciò, però, sembra essere una costruzione artificiale, finalizzata unicamente a difendere l’operato politico dall’inquietudine legittima dei cittadini, preoccupati per un aumento dei prezzi dei carburanti che avrebbe pesato ulteriormente sulle già precarie finanze familiari. A parlare così è il presidente dell’Angac, Giuseppe Balia.

Ma le menzogne non finiscono qui. Il vero crimine si materializza nel mettere alla berlina pubblica un’intera categoria, che non solo sarebbe stata innocente, ma avrebbe richiesto un intervento urgente della politica per sostenere una situazione economica insostenibile, data la pressione esercitata dai margini ridotti e dalle pratiche contrattuali illegali a cui era sottoposta.

Una storia che sembra assurda se non fosse che tutto questo era già ampiamente noto, eppure non è stato fatto nulla. Si è scelto di salvare la faccia al Governo e alle compagnie petrolifere, ignorando le richieste disperate della categoria. Solo grazie al tenace impegno delle sigle di categoria Fegica e Figisc, insieme a un gruppo di cittadini comuni, è stato possibile ottenere giustizia. Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR), con una deliberazione, ha annullato l’esposizione del prezzo medio, giudicandola discriminatoria.

Fin dall’inizio di questa spiacevole vicenda, Angac ha sollevato in modo provocatorio una questione di merito. Se un cartello doveva esserci, sarebbe stato giusto esporre i prezzi di cessione applicati dalle compagnie petrolifere ai singoli punti vendita. Una proposta che avrebbe smontato immediatamente la menzogna che sosteneva il cartello inutile e avrebbe allo stesso tempo rivelato i veri responsabili dei prezzi dei carburanti praticati nei nostri punti vendita.

Oggi, con la dignità restaurata che spetta a noi benzinai, rimaniamo in attesa del ricorso promosso dal Ministero in opposizione alla deliberazione del Tar del Lazio, ovviamente a spese dei contribuenti.

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