Confesercenti Umbria prosegue il suo radicamento sul territorio, come promesso dal presidente Giuliano Granocchia. “Siamo in una fase in cui stiamo rafforzando la nostra presenza in Umbria. Abbiamo definito la situazione a Terni e inaugurato la nuova sede regionale, nelle prossime settimane avremo due nuove realtà in due centri molto importanti, città con più di 15 mila abitanti. Sto rispettando l’impegno di ricostituire Confesercenti anche in realtà nuove, in uno dei due centri con più di 15 mila abitanti, infatti, una nostra struttura non c’era mai stata”.
Prosegue anche il lavoro con la sezione pensionati: “E’ rivitalizzata. Stiamo incontrando gli assessori comunali e chiederemo un incontro anche a quello regionale per presentare le proposte prodotte con un corposo documento che fa un’analisi sulla situazione socio-economica dell’Umbria: all’interno ci sono anche proposte che riguardano il welfare. Se una volta la categoria dei pensionati veniva considerata privilegiata, oggi si soffre la crisi, con pensioni di moltissimi che sono inadeguate”.
Le prospettive di Confesercenti sono rosee: “Vedendo anche le richieste che ci stanno arrivando, penso che si possa andare sempre di più verso un 2024 in cui non solo non si arretra a livello organizzativo e nei confronti degli associati, ma ci si rafforza in maniera significative. Entro il 2024 l’obiettivo di essere presenti di nuovo in tutti i comuni sopra i 15 mila abitanti è possibile. Ci siamo radicando, anche con la presenza dei Gal”.
Ci si sposta a parlare dei problemi del commercio: “Situazione purtroppo non è troppo dissimile da quella nazionale, nel 2022 e nel 2023 ci sono state molte chiusure pesanti delle attività commerciali. Ci preoccupano alcuni andamenti economici dettati dall’aumento dei costi dei mutui per le famiglie, tassi di interesse che inevitabilmente dreneranno una fetta di reddito per chi ha mutuo a tasso variabile. Ci preoccupa anche la discussione a livello nazionale sulla Finanziaria, con aumento consistente del debito pubblico: ci troveremo di fronte a politiche che non sono sufficientemente espansive per rilanciare i consumi delle famiglie”.
E ancora: “Per le imprese, cade quest’anno la ripresa dei pagamenti dopo le domande presentate per sospenderli. Arriveranno le cartelle esattoriali, alcune sono già arrivate. Sul meccanismo per la rottamazione noi siamo assolutamente critici: si prevede che chi ha fatto domanda, e l’ha vista accettata, in due mesi dovrà pagare due rate che valgono il 40 per cento del debito che fa. Temo che moltissime di queste imprese non pagheranno perché non ce la fanno. Lo Stato ha bisogno di riscuotere, ma così rischia di non riscuotere. Se un imprenditore possedeva tutti questi soldi, neanche chiedeva la rottamazione. Abbiamo già segnali di aziende che, quando hanno visto il piano di ammortamento, hanno rinunciato. Il Governo farà qualcosa? Non mi pare ci sia questa consapevolezza. Non ci sarà pace fiscale, in questo modo rischia di saltare. Così molte aziende andranno in sofferenza. Aspetto i primi di gennaio e si comincerà a vedere come la situazione evolverà in negativo”.