Perché la benzina aumenta in determinati momenti dell’anno, magari proprio quando si viaggia di più? Prova a dare una risposta Roberto Proietti Barsanti, presidente di Faib Confesercenti Umbria: “La risposta sarà diplomatica: c’è più richiesta da parte del mercato europeo, di conseguenza i prezzi sono più alti. Dovete sapere che il punto di riferimento per le compagnie petrolifere è un indice che fa riferimento a un’azienda privata a Londra, il Platts. Si basano su questo per far aumentare o per far ridurre il prezzo del carburante. Si tratta di un indice che tiene conto della compravendita del mercato del petrolio a livello globale”.
Non è sempre così, però: “Nelle crisi passate, mi riferisco quando mancava il prodotto petrolifero o quando, con la guerra in Ucraina, è aumentato il costo del gas, mancava proprio la materia prima e allora aumentava consequenzialmente il prezzo della benzina”. Gli aumenti alla pompa non fanno bene ai gestori: “Io ho un contratto di comodato d’uso, ho un margine fisso e se aumenta il costo, in percentuale vengo a guadagnare di meno. Non solo: in concomitanza con l’aumento dei prezzi, il Governo ha spinto anche perché si pagasse di più con la moneta elettronica, su cui il benzinaio paga le commissioni. Il mio margine così si è ridotto due volte”.
Proietti Barsanti spiega anche come i singoli distributori abbiano poca voce in capitolo: “E pochi elementi per capire le cause che portano alla crescita del costo del carburante. Non abbiamo contatti con le compagnie petrolifere. Io non ho accesso neanche al Platts, bisogna essere abbonati a riviste del settore per venirne a conoscenza. Noi gestori sappiamo degli aumenti 15 minuti prima che ci siano. E non possiamo fare niente”. Rammaricato, ammette: “Il gestore non è un petroliere, ma l’ultima ruota del carro. Abbiamo un contratto di comodato d’uso con la compagnia che si rinnova di 6 anni in 6 anni. E c’è anche chi sta peggio, ossia chi ha contratti atipici. Come Faib Confesercenti speriamo di fare normare in maniera più accurata queste situazioni”.
Ci saranno nuovi aumenti? “Non ho elementi per dirlo. Dipende dalle zone di mercato, dalla concorrenza che c’è. In alcune, si creano bolle con mercato più competitivo e il prezzo è più alto. A Terni la benzina costa meno che a Perugia, ma alcuni impianti nel capoluogo di regione hanno il prezzo medio come nella città dell’acciaio perché non tiene conto dei litri venduti”.
Con l’esposizione dei costi medi si pensava di venire incontro ai consumatori: “Noi, in attesa del varo di questa legge, abbiamo scioperato. E in concomitanza l’Antitrust si è dichiarata contro l’esposizione perché c’era il rischio che il prezzo salisse ulteriormente. Ora è presto per fare dei bilanci perché la legge è recente e, in più, ad agosto c’è sempre un aumento, ma come Faib Confesercenti noi siamo sempre stati contrari. Questa modifica non porterà all’effetto prefissato, ossia il risparmio, ma avrà anzi l’effetto opposto. Non solo: espone ogni gestore a un ulteriore obbligo, al rischio di errore e di conseguenza alla sanzione. Da agosto, si viene multati anche se non si fa comunicazione alla guardia di finanza della diminuzione del prezzo, prima era obbligatorio solo in caso di aumento. Noi, entro 7 giorni, dobbiamo comunicare anche quando il prezzo non cambia. E sa com’è? Può capitare un errore nella trascrizione dei numeri e anche solo qualche centinaia di euro di sanzione pesa sulle tasche del gestore. Il prezzo medio è un numero inutile che non esprime molto”.
Altro argomento delicato è quello delle accise: “Viene sempre tirato fuori in questa situazione, le accise esistono dalla notte dei tempi. Credo che per lo Stato italiano sia una delle maggiori entrate in assoluto. Noi chiediamo al Governo l’accise mobile: ossia, dopo aver calcolato il maggiore introito dell’Iva, di diminuire temporaneamente questa tassa indiretta perché tanto avrebbe un maggiore incasso fiscale. Regalerebbe agli italiani qualche centesimo, così come a chi lavora con benzina e gasolio, tipo i piccoli padroncini”.
Il presidente della Faib Confesercenti Umbria aggiunge: “La rete di distribuzione è obsoleta. Abbiamo incontrato il ministro subito dopo lo sciopero e successivamente, chiedendo come sindacato la ristrutturazione della rete, ma il discorso non è stato portato avanti. Purtroppo, in Italia, vengono ristrutturati con quattro spiccioli anche impianti chiusi da 20 anni. Nel nostro Paese, ci sono tanti distributori che vendono pochissimi litri. Serve una legge per non mandare a casa con un tozzo di pane chi resta senza lavoro e per ristrutturare e ammodernare gli impianti che restano”. La rete italiana “come capillarità non è seconda a nessuno in Europa. E negli ultimi anni la tendenza è stata di aumentare gli impianti”.
Si chiude parlando di elettrico: “Io non credo che da 10 anni saremo pronti ad abbandonare benzina e gasolio per passare solo ad auto elettriche. Ma se così fosse, un po’ tutti ci domandiamo che fine faremmo noi benzinai. Ci muoveremo per riciclare il nostro ruolo, magari installando colonnine per le ricariche proprio nei distributori. Detto questo, non credo siano le auto le maggiori responsabili dell’inquinamento”.