Caccia in deroga allo storno, in Puglia, per salvare gli olivi. Migliaia gli storni nelle campagne pugliesi, che mangiano ognuno, ricorda la Coldiretti regionale, fino a 20 grammi di olive al giorno nelle aree olivetate di Bari e Brindisi e sul Gargano nell’epicentro tra San Giovanni Rotondo e Manfredonia, dove il fenomeno delle nubi di uccelli è divenuto quotidiano e pressante.
Oltre al danno diretto, ricorda l’associazione, non vanno sottovalutati i danni indiretti. Gli storni distruggono le piazzole adibite alla raccolta delle olive – spiega Coldiretti Puglia – e gli olivicoltori sono costretti a contrastare una calamità senza averne gli strumenti, condannati, quasi, a riprogrammare la propria attività agraria per scongiurare la distruzione della produzione. Tra l’altro, non è soltanto l’olivicoltura a risultare colpita, dato che il passaggio degli stormi di storni lascia sugli ortaggi quantitativi di escrementi tali da rendere impresentabile il prodotto sul mercato. Gli storni trovano ristoro notturno nelle aree protette, per riprendere le scorribande alimentari diurne ormai da mesi, dato che il caldo anomalo degli ultimi anni ha fatto convertire la specie protetta da migratoria a stanziale.
La caccia in deroga
Di fronte a tutto questo, la Giunta regionale autorizza il prelievo in deroga degli storni nelle aree maggiormente colpite dal fenomeno dall’11 novembre 2023 al 21 gennaio 2024. Un provvedimento che era stato sollecitato dagli agricoltori.
Due le aree agricole pugliesi, quelle maggiormente interessate dalla coltivazione olivicola, in cui potrà essere effettuato il prelievo in deroga dello storno, nella Piana litoranea tra Bari e Brindisi e nella Fascia pedegarganica in provincia di Foggia.
Le zone più colpite
Particolarmente colpito dagli storni il settore olivicolo nelle province di Bari e Brindisi nella litoranea tra Polignano a Mare, Castellana Grotte, Monopoli, Conversano, Alberobello , Locorotondo, Fasano, Cisternino, Ostuni, Ceglie Messapica, Villa Castelli, Francavilla Fontana, San Michele Salentino, Latiano, Carovigno, San Vito dei Normanni, Mesagne, Brindisi e sul Gargano a Manfredonia, San Giovanni Rotondo, San Marco in Lamis, Rignano Garganico, Apricena, Poggio Imperiale, Lesina, Sannicandro Garganico e Cagnano Varano, con un danno che si attesta tra il 30 ed oltre il 60% – spiega Coldiretti Puglia – a carico degli olivi.
Non solo danni dai cinghiali
Il caso più grave e noto dei danni provocati dai cinghiali all’agricoltura non deve far dimenticare, sostiene Coldiretti Puglia, che esistono altre specie problematiche, quali le forme domestiche di specie selvatiche e le forme inselvatichite di specie domestiche. In questo ambito, sono numerosi i danni provocati dai cani inselvatichiti agli allevamenti e quelli dovuti, invece, alla massiccia diffusione del piccione inselvatichito che danneggia non solo le colture, ma anche i prodotti agricoli stoccati nei silos, quali sementi e cereali. Un altro problema rilevante è, poi, quello del controllo di alcune specie alloctone – conclude Coldiretti Puglia – si sono diffuse in modo invasivo, provocando gravi danni all’acquacoltura e all’agricoltura, ne sono un esempio il cormorano e lo storno.