Sloow Food Umbria cresce, sia come numero di presìdi (a breve dovrebbe nascere l’undicesimo, al momento sono dieci), sia come progetti e coinvolgimento delle istituzioni. A parlarne è la presidente Monica Petronio: “Noi connettiamo produttori e consumatori. Su base regionale, i soci sono quasi 800. Ogni presidio salva un prodotto dall’estinzione. Parliamo di piccoli numeri sull’;economia regionale, ma significativi. La sfida è: un prodotto deve essere buono, pulito e giusto. Chi lo sostiene, deve essere pagato il giusto. E chi compra anche. Le faccio un esempio: per il grano saraceno c’è un produttore solo, che però ha aperto un canale di vendita con Roma partendo dal grano biologico e ora vende tutto ciò che produce”.
Forte è l’impatto sul turismo, su cui Slow Food punta decisamente: “Abbiamo già un percorso attivo, di 100 chilometri, da fare in bicicletta, la Transameria, che parte da Todi e arriva ad Amelia, con varie tappe enogastronomiche. Stiamo proponendo un secondo progetto, che però avrà bisogno di un minimo finanziamento regionale. Si chiama Le Strade del Gusto e collega i percorsi turistici intorno alle nostre otto condotte. Ai soci chiederemo di raccontare e di spiegare dove dormire, dove acquistare, cosa gustare. Il
finanziamento servirà per comunicare questo nuovo progetto e per attivare i percorsi: ci piacerebbe organizzare dei piccoli eventi, un mercato o un convegno. Abbiamo già il partenariato con il Cai dell’Umbria, quindi i percorsi sono tutti segnati. A noi interessa il turismo regionale, di prossimità. Non ci servono i grandi pullman e non abbiamo grossi alberghi. Ma cerchiamo un turismo in tutte e quattro le stagioni, più capillare. Ci vuole più
tempo, certo, ma il turismo vero è la rete sociale che tu costruisci. Noi siamo anche un ente formatore, per noi dunque sono fondamentali educazione e formazione. Ognuno deve raccontare la sua unicità, ma questo racconto va poi costruito tutti insieme”.
Un altro compito di Slow Food è mettere in contatto l’agricoltura e la ristorazione: “Ma questo è nel nostro dna. La fase finale del ristorante – osteria c’è sempre stata, da quasi 40 anni, da quando il tutto nacque in un’osteria del Piemonte. Con i cuochi dunque il compito è semplice, lo scambio è reciproco. C’è collaborazione. Per noi questo è un punto d’onore: chi sta in cucina non ha tempo di girare per le cantine e per i frantoi, dunque chiede a noi. Noi facciamo tutto come volontariato, ovviamente, anche se con la riforma del terzo settore di tempo adesso ne va via parecchio”. Fortunatamente arriva in soccorso la tecnologia: “Riusciamo a fare riunioni settimanali online con tutti i territori. Quando sono entrata in Slow Food 15 anni fa, i regionali si vedevano un paio di volte l’anno e i progetti erano molto meno impattanti sul territorio”.
Si parla a questo punto dei progetti di Slow Food: “A settembre vorremmo riuscire a partecipare a Cheese-Bra, manifestazione sul formaggio che si svolge ogni due anni, e ha come tema il pascolo. Che è sia agricolo sia politico. I pastori sono sempre di meno, le multinazionali affittano i pascoli per farsi belli con i consumatori, ma poi non portano mai gli animali a pascolare e i terreni di conseguenza si rovinano. In Umbria abbiamo piccole
aziende di trasformazione del formaggio, che proprio per le loro dimensioni è difficile portare a Bra dal 15 al 18 settembre. Avremo un sostegno economico dalla Regione e dalla Camera di Commercio dell’Umbria, con cui collaboriamo sempre più spesso. Il prossimo anno, sul Lago Trasimeno, saremo coinvolti in un progetto sulla pesca sostenibile; questo è l’unico lago italiano dove si fa pesca di cattura in maniera sostenibile, senza rovinare i fondali. Infine, con scuole dell’;infanzia, elementari e medie creiamo gli orti scolastici. Con le scuole alberghiere ci occupiamo di promozione del territorio e di trasmettere ai ragazzi, a chi studia da cuoco e magari viene da altre zone, le ricette della tradizione locale”.