Per accelerare l’eliminazione degli idrofluorocarburi, l’Unione europea intende modificare il mercato dei condizionatori. E la cosa mette in allarme l’industria italiana, come scrive Il Messaggero. Le conseguenze rischiano di essere pesanti anche su pompe di calore e impianti di refrigerazione dei supermercati. Il settore contribuisce al Pil italiano per lo 0,5 per cento, con un volume d’affari di 8 miliardi di euro circa e 140 mila persone occupate.
Lo scorso 30 marzo, il Parlamento europeo ha approvato il nuovo regolamento sugli F-gas: prevede uno stop in molti settori entro la fine del decennio, con la completa eliminazione entro il 2050. Il testo ha già ricevuto l’approvazione della Camera Ue e ora deve essere negoziato in trattative interistituzionali.
Confindustria, in una nota ufficiale, parla di misure “non adeguate a costruire un regolamento efficace, pragmatico e attuabile”. Poi arrivano anche le proposte: rivedere gli obiettivi intermedi sul breve termine, prevedere risorse per la formazione dei tecnici di assistenza e tornare indietro sul divieto di export verso Paesi extra-Ue.
Secondo il Messaggero, l’80 per cento dei condizionati oggi in uso sarebbe da rottamare. Già dal 1° gennaio 2024 ci sarà l’obbligo “di sostituire gli impianti di refrigerazione stazionari (quelli utilizzati da supermercati, negozi di alimentari, industria alimentare, ospedali, ed innumerevoli ulteriori casi) in luogo della loro manutenzione, poiché gli unici gas ammessi dal nuovo Regolamento per le manutenzioni risultano incompatibili con la grande maggioranza degli impianti installati”.
La stretta di Bruxelles sui gas è inserita nelle misure previste dal Green Deal europeo: “I gas fluorurati – si legge sul sito dell’Agenzia europea dell’ambiente – sono gas artificiali utilizzati in una vasta gamma di applicazioni industriali e sono spesso usati come sostituti delle sostanze che danneggiano lo strato di ozono. Tuttavia, i gas fluorurati sono potenti gas serra, con un potenziale di riscaldamento ancora più elevato rispetto all’anidride carbonica. Contribuiscono quindi notevolmente al cambiamento climatico”. Da qui dunque la decisione di Bruxelles di prevedere regole più stringenti, promuovendo soluzioni alternative. “Stiamo dando un chiaro segno al mercato e una spinta a investire nelle alternative. Molte imprese europee sono già in prima linea in questo sviluppo e ne beneficeranno”, ha spiegato l’europarlamentare olandese dei Verdi Bas Eickhout, relatore della proposta.