Nei prossimo cinque anni in Italia andranno in pensione 2,7 milioni di occupati. Che dovranno essere sostituiti. L’Ufficio studi della Cgia di Mestre, elaborando i dati del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal, calcola che nello stesso periodo il mercato del lavoro richiederà 3,8 milioni di addetti, considerando più di un milione di nuovi ingressi.
Dei 2,7 milioni di addetti totali che nei prossimi anni scivoleranno verso la quiescenza, la metà, poco meno di 1,4 milioni, interesserà i dipendenti privati e oltre 670 mila ciascuno il pubblico impiego e il mondo del lavoro autonomo. Tuttavia, se si calcola l’incidenza della domanda sostitutiva sul totale del fabbisogno occupazionale in ciascuna delle tre posizioni professionali analizzate (dipendenti privati, dipendenti pubblici e indipendenti), il valore più elevato, pari al 91,6 per cento del totale, riguarderà il pubblico impiego.
I settori
Se, invece, se si analizzano le filiere produttive/economiche più interessate dall’esodo degli occupati verso la pensione, in termini assoluti scorgiamo la salute (331.500 addetti), attività immobiliari, noleggio/leasing, vigilanza/investigazione, gli altri servizi pubblici e privati (pulizia, giardinaggio e pubblica amministrazione che non include la sanità, l’assistenza sociale e l’istruzione) (419.800) e, in particolar modo, il commercio e il turismo (484.500). Se, anche in questo caso, misuriamo l’incidenza della domanda sostitutiva sul fabbisogno occupazionale, i settori che entro i prossimi 5 anni si troveranno maggiormente in “difficoltà” saranno la moda (91,9 per cento), l’agroalimentare (93,4 per cento) e, in particolar modo, il legno-arredo (93,5 per cento) .
I principali settori del nostro made in Italy, evidenzia la Cgia di Mestre, rischiano di non poter più contare su una quota importante di maestranze di qualità e di elevata esperienza.
Questo il fabbisogno di lavoratori, tra sostituzione nuovi ingressi, stimato nei prossimi cinque anni:
- legno e arredamento 34.000
- agroalimentare 167.900
- moda 5.900
- altre filiere industriali 198.600
- meccanica e robotica 152.800
- mobilità e logistica 163.900
- formazione e cultura 435.900
- altri servizi 566.800
- salute 477.000
- costruzioni e infrastrutture 269.900
- commercio e turismo 757.000
- finanza e consulenza 429.500
- informatica e telecomunicazioni 72.600
I territori
Questa invece la suddivisione territoriale delle offerte di lavoro, tra sostituzioni e nuovi avviamenti:
- Basilicata 24.800
- Liguria 92.600
- Abruzzo 68.100
- Piemonte e Valle d’Aosta 275.200
- Molise 16.300
- Veneto 346.000
- Sardegna 94.700
- Lombardia 714.500
- Emilia Romagna 335.900
- Marche 103.100
- Toscana 265.100
- Calabria 84.200
- Friuli Venezia Giulia 91.500
- Umbria 58.100
- Lazio379.300
- Campania 284.600
- Puglia 213.700
- Sicilia 251.400
- Trentino Alto Adige 99.500