Chi decide il prezzo del pomodoro? Ogni anno i produttori di quello da industria attendono la stipula del contratto quadro di area per il Bacino del Nord e del Centro Sud Italia. È un documento che nasce dalle discussioni tra agricoltori e trasformatori, dove vengono fissate le condizioni di vendita del pomodoro da industria dalle Op (Organizzazioni dei produttori) alle imprese di trasformazione, nonché eventuali penali e bonus. Si stabilisce anche il prezzo di riferimento per la materia prima, da applicare nell’area geografica.
La contrattazione per la definizione del prezzo avviene tra le Op e Anicav, l’Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali, che fa parte di Confindustria. Partecipano anche altre aziende che appartengono a Confapi, la Confederazione italiana della piccola e media industria privata. Garanzia per il corretto funzionamento della contrattazione sono le Oi Pomodoro da Industria (una per il Nord Italia e una per il Centro Sud). Le Oi associano produttori e trasformatori e hanno come obiettivo di rinforzare la posizione competitiva del sistema produttivo del pomodoro del Nord Italia.
Solitamente si discute molto sul prezzo di vendita. Le Op mettono sul tavolo le problematiche di categoria: costi di produzione elevati, mancanza di manodopera, cambiamenti climatici, carenza di acqua, problemi fitosanitari, eccetera. Mentre i trasformatori illustrano le loro problematiche: rapporti squilibrati con la Gdo, crescita dei costi di produzione, conferimenti non in linea con la qualità richiesta, eccetera.
“Questo sistema di contrattazione e il lavoro svolto dalle Oi Pomodoro da Industria sono un unicum in Italia e permettono di pianificare le produzioni, sia agricole che industriali, diminuendo per quanto possibile il grado di rischio per gli operatori”, spiega Gabriele Canali, professore di Economia Agro-Alimentare presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e consulente scientifico proprio dell’Oi Pomodoro da Industria Nord Italia.
“Soprattutto al Nord le aziende di trasformazione e le Op sono in grado di definire il prezzo di riferimento di norma entro fine febbraio, permettendo quindi agli agricoltori di ordinare le piantine in vivaio e programmare la produzione. Ma questa contrattazione permette anche alle aziende trasformatrici di prevedere i volumi da lavorare e pianificare l’operatività ”.
Terminata la definizione del contratto quadro, ogni Op stipula con l’azienda trasformatrice un contratto di fornitura, che ha come punto di partenza quanto deciso a livello di Bacino. Contratti poi controllati dall’Oi che, in quanto soggetto terzo, verifica che ogni contratto sia coerente con quello quadro.
“Come Organizzazione Interprofessionale verifichiamo che ogni singolo contratto stipulato tra le aziende di trasformazione e le Op sia conforme a quanto previsto dall’accordo quadro d’area Nord Italia”, spiega Tiberio Rabboni, presidente dell’Oi Pomodoro da Industria Nord Italia. “Facciamo sia un tipo di controllo di conformità , che di congruità . Nel primo caso ci accertiamo che nel contratto ci sia tutto quello che ci deve essere: che ad esempio siano riportati i termini di pagamento, le garanzie, le premialità , le rese medie per Op, le retribuzioni del trasporto e altro ancora”.
“Il controllo di congruità ha lo scopo di verificare che vi sia una corrispondenza corretta tra le superfici destinate a pomodoro dall’Op, le loro effettive rese ad ettaro e la quantità di prodotto contrattata. Per quanto riguarda l’Industria, verifichiamo la corrispondenza tra il contratto e l’effettiva capacità degli impianti di trasformazione”, continua Rabboni. “In questo modo si assicura una corretta attuazione dei contratti e si prevengono situazioni di mancanza di pomodoro o viceversa di surplus, fenomeni deleteri sia per la parte agricola che per quella industriale”.
“Il sistema dell’Oi Nord Italia funziona perché rappresentiamo il 100% delle industrie trasformatrici e dei produttori e siamo in grado di mantenere un clima di fiducia tra le parti”, continua Tiberio Rabboni. “Noi ci poniamo a garanzia del corretto funzionamento del sistema e svolgiamo anche un ruolo di vigilanza e di moral suasion per quelle aziende che non si comportano in maniera corretta”.
Funzionano meno bene le cose per il Bacino del Centro Sud, con gli accordi sul prezzo che spesso arrivano a campagna già in corso e la contrattazione, talvolta, arriva a un prezzo base molto lontano rispetto a quello riconosciuto a fine campagna. Il che porta a un clima di sfiducia.
“Questa forma di contrattazione è comunque un meccanismo di mercato. Senza questi strumenti di contrattazione il livello di incertezza del sistema sarebbe molto elevato e questo penalizzerebbe sia l’industria che la parte agricola”, sottolinea Canali.
“Per gli industriali sarebbe difficile programmare le attività di trasformazione, come per gli agricoltori sarebbe complicato pianificare gli ettari da trapiantare o avere un controllo delle marginalità . Senza contare che si assisterebbe ad un andamento dei prezzi imprevedibile, con quotazioni molto basse in anni di produzioni abbondanti e invece prezzi elevati in annate di scarsità ”.
“Il sistema funziona, ma è fondamentale che l’accordo a livello di Bacino venga preso il prima possibile, e non oltre fine febbraio, solo così per l’agricoltore è possibile pianificare liberamente le attività ”, conclude Gabriele Canali. “Quando invece l’accordo arriva tardi, a campagna già iniziata, parte del valore viene perso e c’è il rischio di ritrovarsi a dover gestire un’annata decisamente più difficile”.