“Carburanti, vi spiego chi ci guadagna”

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Ora che, con gli aumenti dei costi dei carburanti, nel mirino degli automobilisti – inconsapevoli delle dinamiche dei prezzi – sono finiti i gestori degli impianti, Massimiliano Galletti vede, purtroppo, confermate le storture del sistema che lui denuncia da anni. Quel sistema che lo ha portato a lasciare un settore in cui ha lavorato, con sacrifici e passione, da quando aveva 23 anni.

Quel piccolo distributore sulla E45

La sua storia è sintomatica per far capire l’esasperazione, oggi, di tanti gestori delle stazioni di rifornimento. Una storia iniziata quando, appunto a soli 23 anni, decide di prendere in gestione un piccolo impianto lungo la E45, nei pressi di Todi, in Umbria. I sacrifici ed anche alcune scelte innovative, accanto ad una grande attenzione alle esigenze di clienti che stanno per ore sulla strada, consentono a quel piccolo distributore di fare affari. Al punto che nel 1998 viene acquistato dalla Tamoil.

L’aggressione e l’apertura del bar

Galletti vuole offrire ancora più servizi agli automobilisti e soprattutto ai camionisti che si fermano per fare rifornimento. Chiede di poter aprire anche un bar nel piccolo locale del distributore, vuole prendere la licenza per la vendita di tabacchi. Si scontra con la burocrazia, e non solo. Una mattina all’alba, infatti, alcuni balordi si fermano con l’auto e lo aggrediscono selvaggiamente, per derubarlo. Ancora con i segni, sul volto, di quella aggressione, torna a chiedere la possibilità di aprire un bar: se non fosse stato da solo, a quell’ora, magari non sarebbe stato aggredito. Quella brutta esperienza almeno riesce ad accelerare la pratica per poter aprire il bar.

La morte di Gheddafi e il nuovo contratto

L’attività funziona. Nel 2005 la Tamoil lo premia come miglior gestore. La stazione di servizio arriva ad avere quattro addetti. Poi, nel 2011, la rivoluzione in Libia che rovescia il regime di Gheddafi. Cambiano il rapporti tra l’azienda petrolifera ed i gestori. E cambia il contratto, il TDM: “Contratto rivedibile annualmente – spiega Galletti – niente ferie, assunzione del gestore del rischio per eventuale inquinamento del suolo”. E soprattutto, il margine che va al gestore è fissato dalla compagnia, in base ai litri di carburante venduto.

Il margine fisso

Un sistema, questo, applicato da tutte le grandi compagnie. Con il compenso fisso che oggi è intorno ai 3 centesimi lordi al litro venduto. Quel margine fisso minimo che oggi tutti i benzinai lamentano. Un margine che resta fisso al variare del prezzo. Con il risultato che se il costo di benzina e diesel aumenta, si finisce addirittura per guadagnare di meno, dato che gli automobilisti, se possono, riducono i consumi.

La chiusura

Mail e richieste di incontro non sono servite a Massimiliano Galletti per riuscire a spuntare condizioni migliori. Fino a quando è stato costretto a gettare la spugna, nell’agosto del 2022, dopo trent’anni nel settore. “Ho lasciato – rivendica – perché mi sono ribellato di fronte a questo sistema ingiusto”.

Multinazionali e pompe bianche

Ma non per questo ha rinunciato a continuare a denunciare il sistema che porta alla definizione dei prezzi. Tra lo strapotere delle grandi compagnie petrolifere da una parte e i marchi delle cosiddette pompe bianche. “I cui prezzi, in qualche caso – avverte – destano sospetti, soprattutto in certe zone, dato che acquistano carburante dalle compagnie di bandiera, ma poi applicano prezzi al di sotto”.

Insomma, per Massimiliano Galletti la liberalizzazione dei prezzi, che attraverso la concorrenza avrebbe dovuto avvantaggiare i consumatori, si è rivelata un flop. “Meglio – afferma – rimettere il prezzo unico”.

Truffe agli automobilisti

“Anche perché – aggiunge – questo sistema incentiva gli illeciti. Anche da parte di chi, per sopravvivere, decide di ricorrere a trucchetti. Che comunque ci sono sempre stati…”. E che la tecnologia amplia, come nel caso dei telecomandi con cui si alterano le colonnine, riducendo la quantità di carburante effettivamente erogato rispetto a quello pagato.

Alghe nel diesel

Più difficile il ricorso all’aggiunta di acqua, tanto temuto dagli automobilisti. “L’acqua nel carburante – spiega – ferma subito tutte le macchina danneggiate. Per questo è difficile che vi si possa fare ricorso. Piuttosto, i benzinai possono essere chiamati a rispondere di danni non imputabili a loro, come nel caso di quelli provocati dalle alghe che si creano maggiormente con l’aumentata componente del biodiesel”.

Il dibattito sui prezzi

Di fronte a tutto questo, in Italia prosegue il dibattito sulla norma che impone ai gestori di mostrare i prezzi medi. Sul quale Galletti è critico: “Si finisce per confondere l’automobilista. Mentre invece nulla si sa sui prezzi di acquisto da parte delle compagnie petrolifere. Si interviene sui gestori, ma non si incide in alcun modo sulle vere dinamiche che portano all’elaborazione dei prezzi dei carburanti”.

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