Brunello di Montalcino: il successo è la tipicità

Fabrizio Bindocci, presidente Consorzio del vino Brunello di Montalcino

Il successo del Brunello di Montalcino è la sua tipicità. A dirlo, in un editoriale su WineMeridian, è Fabio Piccoli. Tipicità ovvero riconoscibilità del prodotto, riconducibile a una determinata categoria da uno o più caratteri distintivi costanti. Il Brunello ha detto di no agli internazionali e all’investimento totale sul Sangiovese: una conquista frutto di coraggio e lungimiranza.

La straordinaria riconoscibilità di questo vino dà a questa denominazione una fortissima credibilità, un’autorevolezza invidiabile, un’immagine chiara del prodotto. È uno dei rari esempi in cui i produttori si sino e si stanno impegnando per esaltare al loro massimo le potenzialità del loro territorio. Non scimmiotta alcun modello il Brunello di Montalcino, come invece fanno altri.

Grazie a tutto questo, nei primi nove mesi del 2022, il Brunello è cresciuto in valore del 21,5 per cento, con un prezzo medio di 27 euro a bottiglia per la riserva. Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, precisa: “Se ci si limita solo al Brunello di Montalcino d’annata, si scende a 23 euro a bottiglia, un posizionamento sempre di assoluto rispetto”.

La denominazione, dal 1997 “è ferma a 2.100 ettari”. Altro motivo di tipicità. Con il successo, quante altre denominazioni avrebbero deciso di limitare la loro superficie vitata? “Senza dimenticare – ha aggiunto Bindocci – che l’assemblea dei soci ha votato nel 2007 l’abbassamento delle rese a 8.000 kg/ha e dieci anni dopo un’ulteriore diminuzione a 7.000 kg/ha”.

Secondo le proiezioni, il 2022 si chiuderà con vendite pari a 250 milioni di euro. Montalcino è oggi un paese vivo, la filiera vitivinicola “dà lavoro a circa 4 mila addetto, al punto che non è certo esagerato dire che Montalcino è un territorio che, di fatto, vive di agricoltura”. Là dove, fino agli anni ’70, l’emigrazione la faceva da padrone.

Tipicità, parola chiave. Il Brunello è ricercato a livello internazionale: “Anche nel 2022 – ha sottolineato Bindocci – nonostante la coda pandemica, le tendenze inflazionistiche, le crisi energetiche, la guerra russo-ucraina, il Brunello è cresciuto sia negli Usa (con uno straordinario +25% a valore), sia in Canada (+27%) ma è cresciuto in doppia cifra anche in Germania. Come pure sta registrando crescite interessanti in un’area complessa come quella asiatica”.

Riconoscibilità del brand significa anche escalation dell’enoturismo: “In questa fase post covid – ha spiegato Bindocci – sta portando nel nostro territorio moltissimi enoturisti a partire dai cosiddetti alto spendenti di Usa, Canada, Australia e Brasile”. L’area rurale conta una struttura ricettiva ogni 35 abitanti: ci sono state 120 mila presenze con pernottamenti in 4 mesi, il 20 per cento in più rispetto al pre-covid del 2019 e un +87 per cento di presenze straniere nei confronti con il 2021.

Secondo l’editorialista, servirebbe che più brand privati intraprendessero un’attività comunicativa più intensa per non lasciare sole quelle realtà che sono state preziose e indispensabili driver per conoscere i vini Montalcino nel mondo.

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