Kaki Emilia Romagna: ripresa condizionata dal clima

“Produzione dei kaki in ripresa ma ancora condizionata dall’andamento climatico anomalo, in particolare per la prolungata siccità primaverile ed estiva”.

Le previsioni sono di Massimiliano Laghi, direttore tecnico e qualità di Apofruit Italia, cooperativa di Cesena che associa i produttori delle principali regioni italiane. Il kaki tipo, ossia il 90 per cento della produzione nazionale proveniente dai 3 mila ettari distribuiti in particolare tra Campania e Romagna, dovrebbe migliorare la produzione rispetto al 2021, ma siamo lontani dai massimi. Il calibro sarà migliore dell’anno scorso. Il Rojo Brillante nel 2022 è invece in netto calo e ha cascole di frutti, che condizioneranno la resa finale. La qualità dovrebbe essere buona.

“Il kaki, nella sua duplice attitudine, molle o a polpa soda – continua Laghi – rappresenta ancora un prodotto importante nel mercato, con margini di sviluppo legati, ad esempio, all’introduzione di nuove varietà ed all’anticipo del periodo di commercializzazione. Per questo motivo Apofruit, fra i molti progetti di sviluppo, crede fortemente nella varietà Maxim®, in grado di anticipare di circa 3 settimane la raccolta e commercializzazione, e prestarsi al consumo sia come frutto molle sia duro. La produttività, anche in un’annata difficile, è buona, il frutto si presenta di calibro grande e le caratteristiche organolettico sono di spicco”.

Sulle previsioni per la campagna di commercializzazione pesano i costi e la contrazione dei consumi a seguito della crisi economica. “Il kaki a polpa morbida – prosegue Laghi – è, comunque, un prodotto tipicamente stagionale con consumatori molto fidelizzati sia in Italia sia in Svizzera e l’aspettativa è che riescano a ritagliare nelle loro spese una quota per questo prodotto che ha una presenza limitata nel tempo. Per il kaki a polpa soda i volumi attesi non sono particolarmente abbondanti in Italia e Spagna, fattore che, legato ad un sempre crescente spazio per questo prodotto in Europa, ci fa attendere una buona dinamica commerciale”.

Due produttori, Massimo Biondi di Cesena e Alessandro Neri di Faenza, dicono la loro. Il primo: “Coltivo kaki per un ettaro di terreno. Il kaki Tipo manca di produzione nei due metri in basso della pianta ma sopra c’è, ha cascolato meno, insomma c’è stata una compensazione e, per questo, devo dire che sono contento. Freddo e gelate, invece, hanno compromesso il kaki Brillante che non ha nemmeno fiorito. Una cosa così non mi era mai successa. La produzione è compromessa. La qualità e la pezzatura sono, comunque discrete e, al momento la mosca della frutta non si è vista. L’anno scorso ho prodotto circa 300 quintali di prodotto, vedremo quest’anno”.

Alessandro Neri che coltiva 4 ettari, soprattutto a Rojo Brillante, dice: “L’anno scorso ho pesato 800 quintali di frutta, quest’anno prevediamo qualcosa in più, anzi, se l’anno scorso a raccogliere siamo passati una solo volta, quest’anno sicuramente torneremo sulle piante, anche per un problema di calibro, il kaki è una pianta che si regola autonomamente e, quindi, non occorre diradare. Saranno frutti belli, buoni e con discreti calibri. Spero che i prezzi siano, almeno, come l’anno scorso”.

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