Acquacoltura: Cia Toscana, grandi margini di crescita

Se l’acquacoltura in Toscana sta godendo di buona salute, è anche grazie ad impianti come quelli presenti fra Garfagnana e Lunigiana, dove l’allevamento di trote rappresenta un vero e proprio fiore all’occhiello per il territorio. Pesce di ottima qualità e apprezzato dai consumatori, ma ancora poco presente nella ristorazione locale. Insomma, ci sono enormi potenzialità di crescita e di reddito da pesca e acquacoltura.

È quanto è emerso nell’incontro di oggi organizzato da PescAgri, l’associazione dei pescatori Italiani promossa da Cia-Agricoltori Italiani, in collaborazione con Cia Toscana, a Camporgiano (Lu), all’agriturismo Mulin del Rancone (Loc. Rancone).

Il settore della pesca e acquacoltura sta soffrendo per i rincari energetici e l’incremento dei costi di produzione, proprio mentre il comparto ittico stava cercando di risollevarsi dal forte calo della domanda di fresco, con la chiusura di tutte le attività HoReCa durante la pandemia.

Secondo la Cia, “è ora necessario fare investimenti e produrre di più e meglio con le risorse del Feampa, il fondo strutturale attraverso il quale l’Ue sostiene il settore della pesca e dell’acquacoltura. Sarà, poi, essenziale garantire la sostenibilità economica agli allevatori e pescatori nelle loro attività imprenditoriali, che devono essere sempre guidate dai principi dell’uso responsabile delle risorse ambientali” ha sottolineato Sandro Orlandini, vicepresidente di Cia Toscana.

“Molto importante – ha evidenziato Giordano Pascucci, direttore Cia Toscana – è diffondere, sempre di più, il consumo di pesce di acqua dolce negli agriturismi, promuovendo incontri con gli agrichef per sensibilizzare maggiori consumi e introdurre piatti di pesce locale nei menù, visto anche che gli agriturismi devono utilizzare prodotto toscano. Un modo per diversificare ed arricchire la proposta culinaria e gastronomica degli agriturismi della nostra regione”.

Un’analisi sul settore in questo territorio, in apertura dei lavori, con Luca Maria Simoncini, presidente Cia Toscana Nord: “Nel territorio di Lunigiana e Garfagnana – ha detto Simoncini – gli allevamenti di itticoltura sono una bella realtà, ma vanno sostenuti perché oltre ai problemi generali (aumenti costi produzione, energia) scontano il fatto di essere in una zona periferica e montana, mentre rappresentano una delle poche realtà economica di sviluppo. Inoltre, va affrontato e risolto il problema del rinnovo delle concessioni delle acque e delle nuove aperture, che devono scontrarsi con le difficoltà burocratiche non sostenibili dalle aziende”.

Fra gli interventi, quello della presidente di PescAgri Rosa Giovanna Castagna: “Data la crescente domanda e il sovrasfruttamento degli stock ittici – ha detto Castagna – l’acquacoltura non può più essere considerata ancillare alle attività di cattura. Dal 2013 la crescita di produzione è stata dell’8% e il prodotto ittico d’allevamento è destinato entro il 2030 a superare quello pescato, arrivando a coprire il 70% della domanda”.

Per PescAgri la priorità è, dunque, la promozione dell’itticoltura sotto il profilo ambientale, economico e sociale, oltre alla conservazione delle risorse biologiche acquatiche, contribuendo alla sicurezza alimentare europea e consentendo una blue economy sostenibile nelle aree costiere, insulari e interne.

Per Marilena Fusco, segretario PescAgri: “PescAgri intende, inoltre, intensificare il dialogo con le istituzioni nazionali per il superamento dei troppi ostacoli amministrativi e difficoltà burocratiche che lo hanno frenato in passato, per esempio nel rilascio delle concessioni demaniali marittime. L’associazione guarda, dunque, alla crescita economica degli allevamenti ittici attraverso una progressiva semplificazione dell’apparato normativo e delle norme vigenti, grazie anche a una maggiore digitalizzazione”.

Interventi tecnici poi con l’ittiologo Pierpaolo Gibertoni, che ha ribadito le problematiche legate agli aumenti dei costi dei mangimi, energetici, oltre ai costi dell’ossigeno e dell’acqua, che portano ad una minore marginalità economica per gli allevamenti. Antonio Sacchini, perito agrario e consulente Frola Coop. Itticoltura, ha ricordato come il prodotto ittico della Garfagnana sia di alta qualità con riscontri positivi dal mercato, molto apprezzato dai consumatori e con un valore economico adeguato, anche se poco diffuso sulle tavole, degli agriturismi e ristoranti della zona, per cui è auspicabile promuovere una maggiore cultura e conoscenza del pesce locale. Al termine degustazione di piatti tradizionali toscani e a base di pesce a cura dell’agrichef dell’agriturismo Mulin del Rancone.

Exit mobile version