Prodotti falsi: il mercato riprende a marciare

Torna a crescere il mercato dei falsi, dopo aver subito il covid nel 2020. I primi segnali di ripresa si sono visti nel 2021 e nel 2022 stiamo assistendo a una accelerazione. Sono soprattutto i canali online quelli in cui prolifica questo metodo. In questi giorni, saranno presentati i dati di ministero dello Sviluppo economico e Censis, nel corso della Settimana dell’Anticontraffazione, organizzata dalla Dg tutela proprietà industriale – Ufficio brevetti e marchi del ministero.

Nel 2021, in Italia, l’Agenzia delle dogane e la Guardia di finanza – senza considerare i prodotti alimentari – hanno effettuato 14.309 sequestri, +63 per cento rispetto al 2020, con 31 milioni di pezzi sequestrati circa (+87 per cento), per un valore di 56,5 milioni (+45 per cento). Gli articoli maggiormente sequestrati sono stati materiale per imballaggio ed etichettatura dei prodotti, le mascherine per proteggersi dal Covid-19, abbigliamento e suoi accessori, giocattoli, calzature e apparecchiature elettriche.

In testa alla classifica c’è la Lombardia, con 3.297 sequestri, il 23 per cento del totale, ma è la Toscana ad avere il maggior quantitativo di merce (8 milioni, pari al 27 per cento complessivo) e il valore economico più alto (16 milioni, 28 per cento del totale).

Chi già effettuava acquisti su internet (44 per cento), ha aumentato durante l’emergenza sanitaria la frequenza, il 5,7 per cento ha iniziato. Il 25,7 per cento di chi fa acquisti online almeno una volta ha avuto a che fare con un’offerta di merce falsa sul web, il 20,3 per cento ha acquistato prodotti tarocchi, per un totale di 8,3 milioni di persone, di cui solo 1,8 milioni lo ha fatto consapevolmente. Il problema della consapevolezza tocca in particolare i più giovani. Secondo un’indagine dell’Osservatorio Euipo, su 22 mila giovani tra i 15 e i 24 anni nei 27 Stati membri dell’Ue, il 27 per cento degli italiani (rispetto al 37 per cento Ue) ha acquistato intenzionalmente un prodotto contraffatto, mentre il 24 per cento (il 21 per cento in Ue) ha effettuato l’accesso a contenuti piratati in modo consapevole.

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