Industria alimentare, Rota: “Settore in salute, il contratto varrà di più”

Il segretario della Fai Cisl stima gli incrementi salariali sul tavolo, ma anche le trattative su formazione e modelli organizzativi

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“Il settore alimentare ha recuperato le perdite indotte dalla pandemia, la prossima trattativa contrattuale avverrà in un contesto molto diverso”. Ne è sicuro il segretario generale della Fai-Cisl Onofrio Rota, che in un’intervista al quotidiano Avvenire parla delle prospettive del settore alimentare in Italia. Che rispetto ai 119 euro di aumento salariale dell’ultimo rinnovo (+5,5%), stima in 184 euro (al netto dei costi energetici) il valore, oggi, del contratto nazionale degli alimentaristi. Che valutando anche l’inflazione dovrebbe salire a 291 euro, oltre all’Ipca prevista.

“Ovviamente -aggiunge il sindacalista – non ci fermeremo solo ai livelli retributivi. L’obiettivo è anche quello di dare un maggiore riconoscimento delle professionalità. E nel frattempo stiamo lavorando alla contrattazione di secondo livello”.

L’industria di trasformazione alimentare e bevande, emerge dall’intervista, con un valore aggiunto di 30 miliardi di euro e un fatturato di 155 miliardi, e con 65 mila imprese e 480 mila addetti, è diventata la seconda manifattura del Paese. “Realizzare gli obiettivi del Pnrr, sostenere i comparti agroalimentari e ambientali come leva della transizione ecologica – commenta Rota rispetto alla crisi di governo – sono punti di un’agenda sociale che la politica dovrà gestire con responsabilità e capacità di visione”.

Per Rota nell’industria alimentare i lavoratori hanno bisogno di avanzare soprattutto su tre fronti: contenuto salariale, formazione, tempi di vita. “Tra lavoro agile e diritto alla disconnessione – è la sua previsione – possiamo dare tante risposte, anche ai lavoratori in produzione, con nuovi modelli organizzativi”.

Rispetto alle aspettative sulle controparti Rota commenta: “Le organizzazioni dei lavoratori sono state sempre propositive e disponibili. Il negoziato aveva avuto alti e bassi, soprattutto perché per Federalimentare è stato difficile coordinare tutte le associazioni di settore: alcune si sono dimostrate all’altezza dei cambiamenti da affrontare, altre sono in ritardo. Ma il settore vanta relazioni industriali positive, per molti aspetti anche innovative e coraggiose, che ora devono puntare a una maggiore partecipazione attiva delle parti sociali”.

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