Agricoltura al Sud: ActionAid, donne straniere sfruttate e molestie sessuali

Donna raccoglie fragole

Sono le più gettonate per la cura particolare che mettono nella raccolta e nella lavorazione della frutta più delicata, ma anche quelle sottoposte poi a molestie sessuali, salari sotto il limite consentito dalla legge e ricatti. Sono le donne che lavorano nell’ortofrutta nelle province di Matera, Taranto e Cosenza. E la denuncia è di ActionAid, associazione indipendente che lotta contro le cause della povertà. I dati sono quelli della Cgil.

Le lavoratrici impiegate in agricoltura, silvicoltura e pesca sono 125 mila, di cui 31 mila straniere, in particolare romene e bulgare. Ma come fa sapere il Corriere della Sera, il numero di lavoratrici sfruttate è di 51-57 mila unità, da aggiungere alle 125 mila dipendenti che lavorano regolarmente. La situazione peggiora a causa delle diseguaglianze di genere, con disparità salariale con gli uomini. Nelle campagne, le donne arrivano a un salario di 25-28 euro al giorno, gli uomini ne ricevono 40. C’è poi la pratica sleale dei datori di lavoro di dichiarare in busta paga un numero di ore inferiore rispetto a quelle lavorate realmente che impedisce alle donne di accedere a indennità di infortunio, malattia, disoccupazione agricola e finanche maternità.

Nel 2020 il tipo di contratto di lavoro principale era quello a tempo determinato (stagionale) per il 90 per cento degli uomini e il 97 per cento delle donne. I dati riguardano però solo il lavoro regolare. Il numero di lavoratori impiegati irregolarmente, soprattutto di origine straniera, può essere solo stimato. Secondo Flai-Cgil, sarebbero almeno 180 mila coloro che sono fuori dalle statistiche.

“Guadagno trentotto euro al giorno. Chi riesce lavora senza interruzioni, dal lunedì alla domenica. Gli uomini ricevono due euro in più all’ora perché hanno compiti più pesanti. Stamattina mi sono alzata presto, cominciamo alle sei: prepariamo il terreno per piantare le fragole, lo concimiamo. Devo stare sempre piegata e adesso che sono incinta è faticoso. Mi sento sfiancata, però sono obbligata ad andarci, ho bisogno di soldi”. Così Catalina, lavoratrice rumena in Basilicata.

Lei è una delle 119 donne che lavorano in agricoltura, intervistate e incontrate per il rapporto ‘Cambia Terra. Dall’invisibilità al protagonismo delle donne in agricoltura’, realizzato nel quadro del programma che dal 2016 indaga e interviene sulle condizioni di vita e di lavoro delle donne in agricoltura in Puglia, Basilicata e Calabria.

“Il modello agricolo attuale non è sostenibile, né per le lavoratrici a rischio o in condizioni di sfruttamento, né per le tante imprese che rispettano le regole nonostante le molte difficoltà che il mercato e la concorrenza sleale impone loro – dichiara Grazia Moschetti, responsabile dei progetti Cambia Terra nell’Arco Ionico – Abbiamo bisogno di cambiare prospettiva, mettendo al centro i bisogni delle lavoratrici agricole come cittadine e come persone che ad oggi sono escluse dai più basilari servizi di welfare e più in generale dai processi democratici delle comunità di appartenenza. Servono spazi pubblici di confronto dedicati alle donne, costruiti da loro e supportati da tutte le parti in causa, dalle imprese alle associazioni”.

E continua: “Solo con il contributo di tutti – come sta accadendo nell’Arco ionico – possiamo coltivare relazioni positive dentro e fuori i luoghi di lavoro. Le operaie agricole non possono più essere escluse o lasciate ai margini degli interventi delle istituzioni, ad oggi attuati senza una chiara prospettiva di genere. Continuare a farlo significa non mettere fine deliberatamente alle violazioni dei diritti e alle violenze che subiscono”.

Exit mobile version