Distretti Emilia Romagna: esportazioni meglio che nel 2019

Sarte settore moda

ABRUZZO - Distretti industriali (fonte: ImagoEconomica)

Le esportazioni dai distretti dell’Emilia Romagna, nel 2022, hanno toccato i 19 miliardi, +13,7 per cento sull’anno precedente e +6 per cento rispetto al totale prima della pandemia. Il dato emerge dalla Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo che ha monitorato 19 distretti l’anno scorso, scoprendo che 13 hanno superato i dati pre-crisi.

I migliori sono quelli delle piastrelle di Sassuolo (13,5 per cento), dell’alimentare di Parma (+28,1 per cento), della meccatronica di Reggio Emilia (+4,6 per cento), dei mobili imbotti di Forlì (+64,2 per cento) e dei ciclomotori di Bologna (+27,7 per cento). Per quel che riguarda l’agroalimentare, vanno veloci i salumi del Modenese (+14,2 per cento) , del Parmense (+17,1 per cento) e del Reggiano; il lattiero-caseario di Parma (+12 per cento), l’ortofrutta romagnola (+9,5 per cento). Nella meccanica, da notare le macchine agricole di Reggio Emilia e Modena (+18,8 per cento), le macchine per il legno di Rimini (+11,7 per cento). Nel sistema moda, solo la maglieria di Carpi (+0,7 per cento sul 2019) supera i livelli pre-covid. E lo fa grazie al salto in avanti delle vendite in Polonia. Calzature di San Mauro Pascoli e abbigliamento di Rimini rimangono sotto al 2019 (-25,9 e -26,7 per cento) a causa del peggioramento sul mercato russo.

I Poli tecnologici emiliano-romagnoli hanno superato gli 1,3 miliardi di esportazioni (+9,7 per cento sul 2019), con il biomedicale che fa molto bene: quello di Mirandola ha guadagnato il 16,6 per cento sul 2019 e il 17,5 per cento sul 2020, quello di Bologna il 19,4 per cento sul 2019 e il 14,8 per cento sul 2020. Il comparto Ict è tornato sui livelli del 2019 (+0,8 per cento).

Per quel che riguarda l’aumento dei prezzi delle materie prime e dei costi dell’energia, che si è aggravato con l’esplosione della guerra in Ucraina, i distretti emiliano romagnoli hanno una contenuta esposizione verso i mercati russi e ucraini (2,8 per cento), con punte però nel distretto della moda.

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