Carbon Farming, AIFE al tavolo della PAC

In attesa del 1 gennaio 2023, quando entrerà in vigore la nuova PAC – Politica Agricola Comune, a Bruxelles si sta già lavorando a quella successiva, legata al settennato 2028-2035. Tra i numerosi gruppi di lavoro in cui ci si confronta, va annoverato quello sul Carbon Farming che vede la presenza di AIFE/Filiera Italiana Foraggi attraverso il suo presidente, Gian Luca Bagnara. AIFE ha come associate circa 30 aziende di trasformazione in diverse regioni italiane, copre il 90% della filiera dei foraggi essiccati e disidratati a livello nazionale, con una produzione che sfiora 1 milione di tonnellate annue, genera un fatturato di circa 450 milioni di euro all’anno e dà lavoro a circa 13.500 persone.

Il Gruppo di lavoro della Rete rurale Europea sul Carbon Farming è partito da poche settimane e nel corso del suo primo incontro ha delineato le diverse realtà territoriali degli Stati membri. In realtà la pratica agronomica del Carbon Farming è conosciuta da molti anni, non può certo definirsi un’innovazione. “Lo è invece la necessità di prendere coscienza delle tradizioni agronomiche che, applicate correttamente, ci potranno permettere di migliorare la fertilità del suolo e aumentare la produttività e la sicurezza alimentare”.

In questo contesto la rotazione colturale e la coltivazione delle leguminose in particolare come l’erba medica rappresentano la traduzione più corretta del concetto di Carbon Farming. “Se vogliamo parlare di sequestro di carbonio nel terreno, miglioramento della fertilità dei terreni, ridotto utilizzo di fertilizzanti chimici e minori fitopatie delle piante questa è la strada da seguire. Nella Pac in discussione per il settennato 2028-2035 il Carbon Farming verrà inserito come una vera e propria pratica agronomica a cui farà riferimento una normativa sulla tutela del suolo che al momento non esiste, oltre a un sistema di certificazione europeo dei crediti di carbonio. Si tratta di un approccio nuovo, che deve affrancarci dal modo in cui la Pac è sempre stata utilizzata: uno strumento che compensava la mancata redditività da monocoltura”.

Il 9 giugno il gruppo di lavoro europeo sul Carbon Farming tornerà a riunirsi per portare avanti le fasi di un processo complesso su cui si gioca molto del futuro agroalimentare europeo. “AIFE/Filiera Italiana Foraggi porterà l’esperienza del progetto MediCarbonio. L’acronimo traduce il concetto di Carbon Farming: contabilizzazione delle emissioni e sequestri del carbonio nel processo produttivo del foraggio da prato di erba medica per valutarne il contributo alla mitigazione dei cambiamenti climatici. Quando il progetto biennale sarà terminato, grazie all’adesione di una quarantina di aziende nostre associate, fornirà i dati necessari per valutare correttamente l’impronta carbonica della coltivazione di erba medica e la relativa capacità di assorbimento nel terreno”.

Al tavolo di lavoro ogni stato membro porterà avanti le proprie istanze. Quali chance ha il nostro paese di vedere riconosciute le sue? “Molte, ma solo se si agisce come filiera” risponde Bagnara. “Al momento sul tema del Carbon Farming i Paesi del Nord Europa spingono più in un’ottica di tutela ambientale che di miglioramento agricolo. Una visione legittima, ma che rischia di prevedere dei vincoli se non saremo in grado di agire come un sistema integrato, con un approccio che favorisca il confronto tra tutti i componenti della filiera. Non dimentichiamo che i dossier di oggi si costruiscono facendo lobby. Se dovessimo lasciare la programmazione di questi documenti ad altri, rischieremmo ancora una volta di perdere una grande opportunità per il sistema agroalimentare italiano”.

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