È stato sottoscritto l’accordo quadro per la campagna del pomodoro da industria dell’Italia settentrionale, il cui prezzo di riferimento è fissato a 108,5 euro a tonnellata. Filippo Gasparini, presidente di Confagricoltura Piacenza, da un lato riconosce che la quota migliora la situazione precedente, dall’altro sottolinea che si poteva fare meglio. “Considerando il rischio imprenditoriale che ha assunto la coltivazione del pomodoro, le risorse di cui abbisogna la coltura e considerando gli aumenti negli altri mercati, quanto accordato non è sicuramente adeguato. Ci sarebbe voluto più coraggio e, soprattutto, si deve uscire dalla logica di determinazione dei prezzi sulla base della mera copertura dei costi, proprio per la professionalità richiesta ai produttori e la scarsità di risorse in termini di acqua e di terra”. Per il leader piacentino di Confagricoltura, i coltivatori meritano un prezzo assestato su una linea di guadagno e di riconoscimento del valore aggiunto.
Per Gasparini il dato da tenere in considerazione è la diminuzione degli investimenti e la riduzione delle superfici dedicate del 15-20%, un segnale della disaffezione alla coltura a causa del sistema dei prezzi inadeguato. Questo fenomeno è stato inoltre accentuato da una base di partenza della trattativa tarata su quotazioni inizialmente inaccettabili, via via migliorate con un allungamento della trattativa stessa, che a questo punto non poteva non protrarsi nel tempo, proprio per smontare quella base di partenza. “Fatto salvo che crediamo ancora che il prezzo, in rialzo, sia comunque indicativo del mercato, auspichiamo che si rafforzi la strada di un’interprofessione matura e, per parte agricola, si rafforzi l’unità del mondo delle Op, sia in termini di organizzazione dell’offerta che in termini di potere contrattuale”.