Tra il 28 marzo e il 3 aprile la distribuzione moderna italiana fa registrare un calo in doppia cifra: -16,39% nel confronto con lo stesso periodo del 2021. Ad incidere sono in particolar modo due fattori. Uno di questi è rappresentato dal calendario: lo scorso anno la Pasqua veniva celebrata il 4 aprile, con conseguente incremento per le vendite nei supermercati nelle settimana precedente. Non solo: fino a 12 mesi fa erano ancora in vigore limitazioni agli spostamenti per contenere la diffusione del Covid-19 e il consumo dei pasti in casa era superiore a quello di oggi. A dirlo il sito Italiafruit.net.
La macroarea maggiormente in difficoltà nell’ultima rilevazione? Il sud, ma si tratta anche della zona che è cresciuta di più negli ultimi mesi: Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia fanno segnare -19,51%, tutte le altre regioni sono comunque in doppia cifra. Il Centro, Sardegna, Lazio, Umbria, Toscana e Marche segna -17,35%, il Nord-Est (Emilia-Romagna, Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia) -16,30%, e il Nord-Ovest (Lombardia, Valle d’Aosta, Piemonte e Liguria) -14,20%. Negativo anche il dato del mese di marzo, che passa dal -3,49% di sette giorni fa a -6,44%. Cala anche il dato progressivo annuale che si porta a -2,98%.
Ma cosa si intende con distribuzione moderna? Si tratta di una modalità innovativa di organizzare il commercio; le aziende del settore hanno come obiettivo soddisfare le esigenze del cliente in un contesto tecnologico in perenne evoluzione, garantendo il rispetto delle filiere. Il valore generato dalla distribuzione è un volano per l’economia del Paese. Le imprese sono suddivise in alimentare e non alimentare, vi rientrano supermercati, discount e Cash&Carry. La filosofia della distribuzione moderna è contraria alle delocalizzazioni e favorevole alla sostenibilità ambientale e sociale.