Alla Colussi di Assisi non ce l’hanno fatta: pandemia, guerra, aumento costi energetici, è stato troppo e così ben trecento dipendenti se ne andranno in Cassa integrazione sino a luglio, per tredici settimane. Le condizioni per mantenere la produzione sembrano svanite con l’aumentare dei costi energetici, l’ultima batosta per la direzione della azienda alimentare, tra le più grandi del Centro Italia. Ma non c’è nemmeno la tranquillità nell’approvvigionamento delle materie prime, che mette in ambasce tutte le linee di produzione. La situazione drammatica in cui sta “girando” l’economia italiana potrebbe anche seminare tante altre “Colussi” tra le aziende piccole e medie, che non vedono davanti a sé una vera e propria prospettiva. Ma per i sindacati i problemi oggettivi si sono sommati anche ad altri, ad inefficienze croniche, che l’azienda non riesce a scrollarsi di dosso.
La Colussi ha fatto comunque sapere delle difficoltà del momento che mettono a rischio commesse importanti sulle linee dei cracker e delle fette, cose che la obbligano a “dover gestire gli impianti in maniera discontinua e quindi nell’impossibilità di utilizzare a tempo pieno circa 360 unità lavorative, nello specifico 337 operai su 345, 20 impiegati su 70 e 0 quadri su 7”.
La speranza è che per il prossimo luglio ci sia una schiarita importante su tutte le vicende in modo da poter riprendere la produzione. Prima della Cassa Integrazione, l’azienda intende smaltire le ferie arretrate.