Le agenzie delle banche fuggono dai borghi medievali dell’Umbria. Migliaia di cittadini costretti a vivere in locali dove manca anche il bancomat. La Fabi sottolinea la distorsione

Il disimpegno è palese, evidente: le grandi banche fanno quasi a gara per chiudere l proprie filiali nei piccoli borghi, che caratterizzano l’Umbria. Un fenomeno soprattutto sociale che ha investito pure la Fabi, il sindacato autonomo dei bancari che ha risposto con l’iniziativa “Borghi senza banche”. In quest’ottica era stato rimesso un invito ai diciassette parlamentari dell’Umbria perché si facessero carico del problema. “Purtroppo, solo sei parlamentari hanno risposto al nostro invito: la senatrice Emma Pavanelli e l’onorevole Walter Verini per la gradita presenza. Ma vanno anche ringraziati i senatori Fiammetta Modena e Luca Briziarelli e gli onorevoli Anna Ascani e Virginio Caparvi per le cortesi risposte con le quali giustificavano l’impossibilità a presenziare per impegni istituzionali già presi, mentre gli altri non hanno ritenuto di attribuire all’ invito l’interesse che a nostro giudizio avrebbe meritato.
Riteniamo che i massimi esponenti istituzionali della nostra comunità regionale debbano avere la massima attenzione su un tema come quello della scomparsa delle banche dal nostro territorio per le gravi ripercussioni nei territori e nelle comunità che li hanno eletti.
L’incontro tra la delegazione FABI rappresentata dai segretari regionali Anna Minelli, Claudio Cresta, Enrico Simonetti e Leonardo Guerra del coordinamento nazionale quadri direttivi è stato interessante e ci ha permesso di condividere le preoccupazioni per l’evoluzione del sistema bancario della nostra regione che riteniamo possa essere governato e non subito passivamente.
Estremamente positivo l’interesse dimostrato dalla senatrice Pavanelli e dall’onorevole Verini per le tematiche esposte, e soprattutto interessanti spunti di riflessione circa le strategie comuni da mettere in campo per tentare con il concorso di tutti gli attori regionali, associazioni di categoria, istituzioni politiche, fondazioni bancarie, forze della società civile, di gestire al meglio un fenomeno complesso, come quello dell’evoluzione del sistema del credito.
La FABI Umbria esce da questo incontro rafforzata e confortata dalla bontà del progetto “Borghi senza banche”, fiduciosa che solo da una azione condivisa ed efficace possa derivare una reale inversione di rotta di un fenomeno, quale quello della desertificazione bancaria che rischia di penalizzare gravemente la nostra comunità regionale sia in termini di servizi che di occupazione.

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