Peste suina: filiera ha perso 40 milioni di euro

Cinghiali

A due mesi dalla scoperta di una carcassa di cinghiale affetta da Peste suina africana, in Piemonte, la mancata esportazioni di prodotti italiani di origine suina, imposta dal blocco degli acquisti da parte di parecchi Paesi extraeuropei, ha prodotto un danno a tutta la filiera di 40 milioni di euro circa. Confermata la stima che Assica, l’Associazione industriale delle carni e dei salumi, aveva fatto all’inizio dell’emergenza sanitaria.

Il monitoraggio accurato effettuato dall’Istituto zooprofilattico sperimentale di Piemonte, Liguria e Val d’Aosta ha permesso di rilevare 66 unità di carcasse di cinghiale positive alla Psa: 38 in Piemonte e 28 in Liguria.

Il prossimo 20 aprile, organizzato da Ev Eventi Veterinari, si svolgerà un convegno dal titolo ‘Emergenza Psa: un presente da gestire, un futuro da difendere’. Appuntamento a Cremona a Palazzo Trecchi.

“Fortunatamente la task force messa in campo dal ministero della Salute immediatamente dopo il rinvenimento delle prime carcasse infette, ha dimostrato e sta dimostrando l’efficacia della sua azione nel contenimento dell’infezione – afferma Davide Calderone, direttore di Assica – I ritiri dei suini da parte dei macelli si stanno normalizzando dopo un iniziale quanto comprensibile e prudenziale rallentamento determinato esclusivamente dal timore che la zona infetta si potesse allargare. Questo non cancella la preoccupazione e l’allerta rispetto a una situazione che, come stanno facendo gli organi preposti, deve essere costantemente attenzionata e monitorata proprio per impedire il dilagare dell’infezione, che per l’intero comparto suinicolo italiano rappresenterebbe un vero e proprio disastro in un momento in cui i rincari delle materie prime e dei costi energetici stanno mettendo a dura prova la sopravvivenza di molte aziende”.

La Psa, come ricorda Vittorio Guberti, veterinario all’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale (Ispra), “non è un virus che corre veloce, ma non smette mai di correre”. Allo stop che le scorse settimane avevano imposto all’importazione di prodotti suini italiani Svizzera, Cina, Giappone e Taiwan, si sono aggiunte Messico, Sudafrica, Serbia e Vietnam, con la Corea del Sud – dice ancora Calderone – “che nei giorni scorsi con una delegazione di esperti si è recata nel nostro Paese e fra i diversi impegni in agenda ha voluto visitare anche un prosciuttificio, non ha mai interrotto gli acquisti. Infatti, gli accordi sottoscritti a suo tempo a livello bilaterale prevedono che i prodotti importati provengano da allevamenti in cui nei 36 mesi precedenti non siano comparse malattie infettive, oltre a una certificazione ad hoc per i prodotti cotti e quelli con 400 giorni di stagionatura”.

Sul tavolo del ministro per le Politiche agricole, Stefano Patuanelli, si agita il tema della regionalizzazione, oltre alla richiesta presentata da Assica perché venga convocato un tavolo di filiera, allargando la partecipazione alla Gdo.

“La regionalizzazione è una procedura riconosciuta a Bruxelles e il nostro auspicio è che la trattativa avviata al Mipaaf porti a un medesimo risultato. Questo ci permetterà di avviare delle trattative con i Paesi esteri per riuscire a siglare accordi bilaterali che, qualora e malauguratamente si verificassero emergenze sanitarie localizzate, il blocco delle esportazioni colpisca eventualmente soltanto quei prodotti ottenuti da suini provenienti dalle zone dichiarate infette”.

Calderone conclude parlando di tempi: “Il concetto di breve, con la Psa, è molto aleatorio. Assica continuerà a sensibilizzare tutte le istituzioni preposte affinché questo obiettivo possa essere raggiunto. Ma, proprio per le caratteristiche della Psa, non illudiamoci che questo possa avvenire in meno di un paio d’anni”.

La partecipazione al Convegno ‘Emergenza PSA: un presente da gestire un futuro da difendere’ è gratuita. L’iscrizione è obbligatoria. Si deve cliccare su questo link https://www.suinicolturacongress.it/iscrizione.html e seguire le indicazioni.

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