Confagricoltura Piacenza, “le aziende devono installare recinzioni”

Un’interessante indagine di Confagricoltura Piacenza ha messo in evidenza che su venti allevamenti suinicoli in provincia, 14 hanno già ricevuto la prescrizione di provvedere entro 45 giorni a una recinzione dei siti con una rete perimetrale alta 1,80 metri. Questo per tentare di difendersi dalla Peste Suina Africana sempre più diffusa in alcune regioni italiane. Venerdì 11 marzo i è tenuta una riunione della sezione di prodotto suinicola di Confagricoltura Piacenza per mettere gli allevatori al corrente degli ultimi avvenimenti.

Nei giorni scorsi Giovanna Parmigiani, presidente di sezione e componente di Giunta nazionale di Confagricoltura, ha avuto una serie di incontri istituzionali, inclusi quelli con i dirigenti dell’Azienda Sanitaria locale competenti in materia. “Per un’azienda di medie dimensioni – spiega Parmigiani – si tratta di una spesa imprevista sostanzialmente inutile che si aggira sui 200mila Euro. Abbiamo chiesto che questa disposizione venga rivista. Se la peste suina arrivasse sul nostro territorio, indipendentemente dalle recinzioni, non venderemmo più nulla perché la trasformazione rifiuta di ritirare anche i maiali sani nelle zone contaminate”.

Inoltre la normativa cambia da territorio a territorio: a Piacenza serve la recinzione totale, a Modena è richiesta una rete dove ci sono gli accessi ma non lungo i muri dei capannoni, a Forlì e Rimini basta una recinzione con cavo elettrico, in Lombardia la recinzione non è prescritta. In Piemonte, dove si sono riscontrati i casi di Psa, le prescrizioni fanno riferimento in generale ad una maggiore biosicurezza lasciando il termine di 6 mesi per adeguarvisi. Una situazione paradossale.

In sostanza il pubblico scarica sulle imprese la responsabilità e i costi della situazione, nonostante la fauna selvatica sia proprietà dello stato. Sono stati necessari due mesi per nominare un commissario per l’emergenza Psa ma alle aziende si chiede di provvedere in 45 giorni. Ci sono perplessità sulla norma: un cinghiale non può attraversare un muro mentre un topo, potenzialmente vettore della Psa, attraversa tranquillamente una rete metallica. Filippo Gasparini presidente di Confagricoltura Piacenza, esprime disappunto e si chiede come mai non ci sia un dispositivo di abbattimento totale per i cinghiali.

Parmigiani ricorda che “siamo sempre stati consapevoli dell’enorme problema che la Psa avrebbe potuto costituire per i nostri allevamenti, abbiamo fatto appelli ad eradicare i cinghiali nelle zone di collina e pianura. Non volevamo risarcimenti per i nostri campi devastati, volevamo non essere lasciati inermi di fronte ad un problema, quello della fauna selvatica in generale, che necessitava un intervento pubblico diverso per una piaga che non riguardava e non riguarda solo l’agricoltura”. “È un sistema che rema contro gli allevatori – le fa eco Gasparini – ci sentiamo soli. Le reti sono un intervento il cui beneficio ricade sul paese. Sia dunque il paese a provvedervi, magari usando il bonus del 110% come i cappotti sui condomini”.

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