Confagricoltura Piacenza: latte, le proposte per i tavoli nazionali

Confagricoltura Piacenza, sezione Lattiero-caseario, in virtù della situazione difficile del settore, si è riunita nei giorni scorsi per preparare alcune proposte da portare poi sui tavoli nazionali. Nella prima settimana di marzo, i costi per la razioni degli animali sono cresciuti del 30 per cento su quotazioni che già erano onerose. Alcuni componenti, come il panello di lino, non si trovano più sul mercato, indipendentemente dal prezzo. Medesima tendenza per i fertilizzanti. C’è poi il costo del gasolio, fuori controllo.

Tutto questo in un momento in cui le aziende sono pesantemente indebitate, conseguenza degli investimenti effettuati che, però, non hanno portato i profitti che si attendevano.

“La situazione è, se possibile, ulteriormente aggravata dal quadro di profonda incertezza politica –sottolinea Alfredo Lucchini, presidente della sezione – La maggior parte delle aziende non sarà in grado di reggere oltre qualche mese, se non si realizzeranno azioni immediate e se non si pianificheranno quelle strutturali che chiediamo da anni. A fronte delle quotazioni di mais e soia e della mancanza di prodotto, chiediamo la possibilità di approvvigionamento da Paesi extra Ue annullando le barriere all’importazione. Dobbiamo inoltre poter mettere in campo da subito tutte le tecnologie disponibili, le varietà di mais e soia Ogm che importiamo e utilizziamo nei mangimi – spiega Lucchini – devono poter essere impiegate almeno per la filiera zootecnica. Va accelerata la revisione normativa per lo sviluppo e l’utilizzo delle nuove tecniche Tea. Oggi si possono avere varietà resistenti alle fitopatie e allo stress idrico che garantiscono ottime performance di produttività. Questa è la strada della vera sostenibilità che fortemente auspichiamo venga intrapresa”.

“Torniamo a chiedere, come già in passato, un “Piano mais” per valorizzare e difendere questa coltura alla base delle filiere zootecniche limitandone al contempo l’uso nei biodigestori”.

Confagricoltura Piacenza chiede anche attenzione alla realizzazione degli impianti agroenergetici: devono migliorare il potenziale di produzione, non limitarlo o vincolare le rese. L’associazione chiede di incentivare il fotovoltaico sui tanti tetti dei fabbricati agrari e non sui terreni, di cui chiede la riconversione a produttivi anche di quelli incolti.

“La Pac torni ad essere una politica agraria – prosegue Lucchini – venga tutelata l’agricoltura che produce cibo e con essa gli allevamenti moderni e intensivi”. Confagricoltura Piacenza chiede il taglio alle pratiche pseudo-ambientali: un milione di ettari, il 10 per cento della Sau nazionale, destinata a coltivazioni non essenziali o alla non produzione.

“Non siamo più soli – sottolinea Lucchini – a fronte della necessità di recuperare indipendenza alimentare, Confagricoltura nazionale e altri stakeholder di primo piano in Paesi come la Francia e la Spagna, propongono una sospensione delle pratiche che sottraggono terreno alle colture come le “buone” pratiche agro-ambientali previste dalla condizionalità rafforzata nella nuova Pac e le aree a focus ecologico della precedente programmazione. Vorremmo che i contributi per queste pratiche inutili fossero dirottati innalzando i contributi per vitello nato e prevedendo dei premi accoppiati per le colture”.

“L’emergenza va considerata tale – prosegue Lucchini – si soprassieda sui controlli onerosi su fattori di rilevanza non fondamentale”. Altre richieste specifiche riguardano l’indicizzazione del prezzo del latte ad un’equa correlazione con un paniere di prodotti lattiero-caseari tra cui le più prestigiose Dop. Nell’ambito del Grana Padano – hanno evidenziato gli intervenuti – si rileva la difforme applicazione del punto 1.12 del piano di regolazione dell’offerta che prevede l’equa correlazione del prezzo del latte con quello del formaggio, ma i produttori di latte non sono in grado di far valere singolarmente quanto disposto nei confronti dei caseifici a cui vendono il prodotto. “Chiediamo di effettuare un’analisi dei prezzi a livello di filiera – prosegue Lucchini – i produttori di latte forniscono i caseifici i quali, invece di trasformarlo, preferiscono a loro volta rivenderlo con interessanti maggiorazioni. Serve la trasparenza sul prezzo finale e un maggior equilibrio di filiera in virtù del valore aggiunto che ciascun passaggio effettivamente comporta ponendo fine a pericolose politiche di dumping”.

Infine, altre azioni di medio periodo: la revoca dei piani di regolazione dell’offerta nella filiera della Dop o l’eventuale assegnazione delle quote produttive delle Dop stesse del Grana Padano agli allevatori. L’appello a realizzare un piano idrico che veda nuovi invasi, nell’areale piacentino e reggiano, e il potenziamento di quelli che già ci sono, così da poter trattenere l’acqua e disporne per i campi e per la cittadinanza.

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