Umbria: nel 2020 cresce la quota dei soddisfatti della propria situazione economica

2020: anno della pandemia. Un po’ a sorpresa, gli umbri si dicono soddisfatti della propria situazione economica. Dal 57,8 per cento del 2019 si arriva al 63 per cento, valore più alto dal 2003, decisamente un dato migliore rispetto a quelli medi dell’Italia e del Centro. Lo segnala Mediacom043. L’incremento dei ‘soddisfatti’ è del 9 per cento (40 mila) contro il 2,7 per cento del Centro e il 3 per cento dell’Italia. I dati ufficiali sono forniti dall’Istat, che annualmente monitora un campione rappresentativo di popolazione sul livello di soddisfazione economica.

In Italia, nel 2020, la percentuale di persone dai 14 in su che si dicono soddisfatte è del 58 per cento, contro il 40,3 per cento di insoddisfatti. Nel Centro, rispettivamente, siamo al 57,8 e al 40,7 per cento. In Umbria, come visto, la percentuale di soddisfatti è del 63 per cento contro il 36 per cento di insoddisfatti. Gli insoddisfatti calano del 4 per cento in Italia, del 4,5 per cento al Centro e del 12,8 per cento in Umbria. Se i soddisfatti, in quest’ultima, sono 40 mila in più, pure gli insoddisfatti sono 40 mila in meno.

E ancora: in Umbria, nel 2020, all’interno dell’area dei soddisfatti, abbiamo quasi esclusivamente abbastanza soddisfatti (dal 52,8 al 57,8 per cento), i molto soddisfatti (dal 5 al 5,2 per cento). Per gli insoddisfatti, sempre in Umbria, scendono i per niente soddisfatti (dall’11,4 all’8,3 per cento) rispetto ai poco soddisfatti (che calano dal 29,9 al 27,7 per cento).

Si tratta naturalmente di dati soggettivi, dati da un’autovalutazione, e non oggettivi. Ma ci sono anche vari elementi oggettivi che spiegano la situazione. Per esempio, che lo Stato durante la pandemia abbia speso molto per sostenere l’economia, le famiglie e le imprese, dando prova di esserci. L’apertura dei cordoni della borsa pubblica si è fatta sentire e si è aggiunta al Reddito di cittadinanza.

Nel 2019, in Umbria, l’area dei ‘per niente soddisfatti’ era più alta sia rispetto alla media italiana che al Centro (11,4% contro 10,7% e 10,4%), nel 2020 invece risulta invece più bassa (8,3% contro 9,6% e 9,7%). Ciò può dipendere dal fatto che la massa dei redditi da pensione e da lavoro dipendente in Umbria è più alta sul totale dei redditi (e quindi sono più protetti dallo Stato, che le pensioni non le ha toccate e per i dipendenti ha messo in campo interventi forti sulla cassa integrazione). E anche, magari, da una maggiore efficacia delle misure prese a livello regionale e locale.

Nel 2001 gli umbri soddisfatti della propria situazione economica erano ben il 71,4%, oltre 13 punti percentuali in più della media nazionale e circa 14 punti in più di quella del Centro. Già nel 2002, persa forza la spinta sull’economia della ricostruzione post-terremoto, il dato si abbassa vistosamente al 65,6%, per poi precipitare nel 2003 al 54,6%. Iniziano insomma a maturare quelle condizioni che riducono la fiducia nell’efficacia del sistema esistente e che troveranno la prima
condensazione nel 2014 (guarda caso l’anno in cui, nella serie 2001- 2020, il dato dei ‘soddisfatti’ è il più basso), quando si assiste al cambio del ciclo politico nelle comunali di Perugia.

Il reddito di cittadinanza ha aiutato davvero la fasce meno abbiente della popolazione, ma in particolare nel Mezzogiorno. Se si guarda in particolare all’effetto sulla fascia dei ‘per niente soddisfatti’, la discesa è importante nel 2019 rispetto al 2018 in Italia (dal 46% al 42%), con la
discesa concentrata nel Mezzogiorno, mentre la flessione è più piccola nel Centro (dall’11,5% al 10,4%) e ancora più piccola in Umbria (dall’11,8% all’11,4%).

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