Bagnara, Aife/Filiera italiana foraggi: “Il prodotto italiano è molto richiesto all’estero”

Gianluca Bagnara, presidente Aife

Quaranta anni fa, in Italia, nasceva l’Aife/Filiera italiana foraggi, in un periodo storico in cui a livello europeo ci fu l’impulso a incentivare la produzione di proteine vegetali, tra cui per l’appunto i
foraggi essiccati, ossia l’erba medica. A raccontare questa storia è Gianluca Bagnara, da dieci anni presidente di Aife: “Nel 2012 mi fu chiesto di diventare presidente, avviando la rottamazione delle aziende che non avevano più sostegno alla gestione. Ma lavorando con le imprese, vedendo il plus del prodotto e l’evoluzione dei mercati, oltre al cambiamento climatico, finimmo invece per organizzarci e andare sul mercato”.

Spiega Bagnara: “Vorrei ricordare che l’erba medica disidratata è un prodotto sanificato, contrariamente al foraggio normale”. Prosegue poi nel racconto: “Da settore parastatale e smarrito, oggi quello dei foraggi essiccati è un comparto che esporta 150 milioni di euro di prodotto, il 60 per cento della produzione totale, verso il Medio Oriente, l’Asia, fra cui la Cina, Corea e Vietnam. Non abbiamo mai più ottenuto contributi statali, ma al Governo chiediamo l’accreditamento per le esportazioni. Attualmente c’è una criticità: oggi il prodotto italiano non basta più per l’export. Quindi noi ci siamo posti l’obiettivo di aiutare le aziende agricole ad allargare la rotazione colturale ed inserirsi in una filiera internazionale”.

L’Aife rappresenta una trentina di aziende che coprono tutta la filiera, il 90 per cento dell’intero settore. Passiamo quindi all’oggi: “In Italia rappresentiamo 80-90 mila ettari per un valore di produzione di circa 300 milioni di euro, come detto prima il 50-60 per cento viene esportato sui mercati internazionali”. Nord e Centro sono le casseforti in cui si trovano tutte le aziende della filiera: Il 50 per cento della produzione è in Emilia Romagna, il resto nelle regioni limitrofe: Veneto, Lombardia, Piemonte, Toscana, Lazio, Umbria e Abruzzo”.

Il mercato di sbocco degli associati ad Aife è quello degli allevatori di bovini da latte e conigli: “La filiera fa da anello di congiunzione tra agricoltura e zootecnica. Nell’ultimo decennio abbiamo assistito alla specializzazione di questi due settori”. Qual è il rapporto con il settore lattiero-caseario? “Noi facciamo sì che il latte per il consumo umano sia garantito lungo tutta la filiera, compresa l’alimentazione degli animali. Il nostro settore garantisce il prodotto dal campo al consumo. È l’unico che ha sistema di controllo sanitario Haccp, è l’unico foraggio con sistema di qualità e controllo verificati dagli enti pubblici”.

Nel 2022, Aife avrà il rinnovo delle cariche: “Sono in scadenza e spero nel rinnovamento. Io sono per il cambiamento. La strategia è accompagnare le aziende sfruttando gli stimoli che arrivano dal Pnrr, investire per l’autoproduzione di energia. E perché ci sia la valutazione dell’impronta del carbonio, in modo da poter verificare il prodotto come da protocollo, adottando il marchio “Made Green in Italy” del ministero dell’Ambiente. Vogliamo avere questo passaporto. Queste sono le macro strategie dell’associazione”.

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