Barozzi (F.A.I.R.): “Puntiamo su sicurezza, formazione e professionalità”

È un’;associazione molto giovane, ma con le idee chiare. Con obiettivi precisi e già tante iniziative in corso. Stiamo parlando di F.A.I.R. (Fiere Autonome Italiane Riunite), il cui presidente è Marco Barozzi. Commenta, inizialmente: “Non so se ci ha fatto caso, ma ‘Fair’ in inglese vuol dire onesto, leale, giusto. Nell’acronimo non è indicato, ma la nostra community vuole raggruppare gli organizzatori autonomi di fiere e anche di eventi nell’accezione più ampia del termine. Parliamo quindi di manifestazioni fieristiche all’interno e all’esterno, campionarie, street food, festival, eventi culturali e di altra natura”.

Quando si parla di F.A.I.R., si deve tenere presente che la nascita è datata ottobre 2021, pochi mesi fa: “Vogliamo offrire servizi importanti agli organizzatori e a tutto l’indotto di un settore che da due anni è devastato dalla pandemia: il sostegno, la solidarietà reciproca è diventata indispensabile per far fronte alle necessità. Oltre a difendere le istanze del settore presso le istituzioni, vogliamo contribuire alla crescita professionale degli organizzatori”. Barozzi aggiunge: “Il nostro obiettivo è quello di distinguerci da altre associazioni simili alla nostra senza volerci confrontare con quelle di più alto livello con le quali, invece, in caso fosse possibile vorremmo interagire”.

Molto bolle in pentola: “Con alcuni associati stiamo lavorando a un progetto di abilitazione che possa essere riconosciuto da parte delle Istituzioni. Rispettando sempre il quadro normativo, vogliamo parlare di qualità e proporre iniziative che si stacchino da ciò che è stato fatto finora. Per esempio, sul digitale, di cui non possiamo scordarci: gli organizzatori devono e dovranno essere preparati all’uso della tecnologia, ormai divenuta imprescindibile per la nostra vita professionale e personale. L’evento e la fiera in presenza non potranno mai essere sostituiti da quelli digitali, ma dobbiamo attrezzarci per il futuro che è già presente”.

Al momento, sono circa una ventina gli associati: “Non facciamo la corsa sui numeri, ma sulla qualità. Ci stiamo muovendo in campo nazionale, abbiamo già referenti in varie regioni. In questo periodo ci stiamo facendo conoscere, ecco perché abbiamo avviato anche un percorso di formazione e di informazione, in cui vogliamo affrontare i temi della sicurezza, della gestione degli eventi e dei bandi, ma anche dei social media, ormai fondamentali per tutti gli ambiti”. La pandemia ha trasformato tutti: “Bisogna recuperare l’entusiasmo e le energie delle persone che in questo momento sono un po’ demotivate. Anche le istituzioni dovrebbero comprendere meglio le dinamiche delle fiere e degli eventi ed essere più flessibili: la formazione sarebbe utile anche a loro.
Diciamo la verità: in questi due anni di pandemia non è che le indicazioni siano state molto chiare nel nostro campo. I ristori non sono stati sufficienti a coprire le perdite subite. Quello che va apprezzato è che il Governo abbia comunque fatto uno sforzo importante per venire incontro alle difficoltà di tanti organizzatori e dell’indotto”.

Torna sui requisiti per entrare a far parte dell’associazione: “Selezioniamo all’entrata, chi entra deve avere certe caratteristiche e rispettare i criteri di ammissione stabiliti. Questo gruppo può arrivare ad includere 30-50 associati e non deve avere come obiettivo la quantità. Per noi il numero è relativo perché siamo nella fase iniziale del nostro percorso e perché è evidente che dobbiamo dimostrare qualità, professionalità e ottenere riconoscimento. Come dicevo prima, l’abilitazione a livello nazionale è un progetto in embrione che va anche in funzione di una formazione adeguata”. Ma a piccoli passi, F.A.I.R. sta entrando nella quotidianità degli organizzatori autonomi di fiere ed eventi.

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