L’industria alimentare mantiene i prezzi rialzati per l’inflazione. Per adesso. La Federalimentare: “Vicini al punto di rottura”

E’ diventata il vero pericolo per l’economia italiana ed in particolare per l’agroalimentare, che soffre della escalation ingiustificata, che sta erodendo i profitto del “pilastro” italiano, quello del cibo e di tutto quello che gli ruota intorno. Un’inflazione che arriva al +4,8%, dopo il +3,9% di dicembre, livello che prima di oggi era stato raggiunto solo nel 1996, e prezzi al consumo in crescita con i prodotti freschi che sfiorano per la prima volta l’inflazione, salendo al +5,4%, dopo il +3,6% di dicembre, mentre i prodotti lavorati, quelli dell’industria alimentare, sono saliti dal +2,0% di dicembre al +2,4% di gennaio.
“Numeri che ci indicano come per tutto il 2021 e anche in questo inizio 2022 – dice Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare – le nostre industrie si siano sobbarcate tutti gli aumenti relativi alle materie prime e all’energia, svolgendo un ruolo calmieratore e dunque un grande servizio al consumatore, che ha visto sui nostri prodotti incrementi tutto sommato modesti”.
Purtroppo, però, questi incrementi non accennano a fermarsi, tanto più che agli aumenti del 2021 si sono aggiunti quelli energetici. La spinta generale si lega infatti ai beni energetici saliti fino al +38,6% tendenziale di gennaio, dopo il +29,1% di dicembre. Gli energetici regolamentati, in particolare, sono arrivati quasi al raddoppio, con un +93,5% tendenziale, dopo il +41,9% di dicembre.
“Queste cifre sono allarmanti e l’industria alimentare è vicina a un punto di rottura. Nei prossimi mesi non riusciremo più a contenere l’inflazione dei nostri prodotti. Se non ci saranno interventi da parte del Governo e della Comunità Europea inevitabilmente il carrello della spesa aumenterà di molto” conclude Vacondio.

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