Confagricoltura Umbria: filiera tabacchicola a rischio

Filiera tabacchicola e rischio e Umbria preoccupata. L’allarme è di Confagricoltura Umbria, che ricorda come la coltivazione, concentrata nella regione, in Veneto, in Toscana e Campania dia lavoro a 50 mila addetti, soprattutto donne, in zone spesso difficili, a rischio abbandono e senza alternative occupazionali. Ci sono a rischio 2.500 posti di lavoro nella produzione e nella trasformazione. Sono più di 1.600 le aziende (248 in Umbria), su 13 mila ettari (in Umbria 4.880) e 50 milioni chili (in Umbria oltre 16 milioni) a fare da nocciolo duro alla filiera.

L’Italia è tra i primi produttori europei con quasi il 30 per cento del totale prodotto in Ue. “La produzione del tabacco nell’Altotevere – afferma il presidente di Confagricoltura Umbria Fabio Rossi – ha creato una importante filiera caratterizzata da azioni a sostegno di sostenibilità ambientale, sociale ed economica attraverso progetti che prevedono cospicui investimenti per ricerca e innovazione, creando anche un indotto importante legato alla logistica, alla meccanica e ai servizi finanziari, con ricadute sociali positive anche sul versante dell’occupazione, grazie anche all’impiego di manodopera migrante perfettamente integrata. Siamo quindi di fronte a un settore che, nonostante la contrazione dei volumi prodotti negli ultimi anni, ha saputo mantenere la sua vitalità, facendo della sostenibilità, della qualità e dell’aggregazione i propri punti di forza”.

“Il comparto ha bisogno – prosegue Rossi – di maggiori tutele e sicurezze dal punto di vista della sostenibilità economica, che necessitano di impegni dalla durata pluriennale”.

Confagricoltura Umbria spera che sia convocato al più presto, dopo il rinvio della settimana scorsa e come già sollecitato dall’assessore regionale alle Politiche agricole Roberto Morroni, il tavolo nazioonale sul tabacco. Per Confagricoltura non è più rinviabile salvaguardare e dare slancio al settore. Garantire le necessarie condizioni di minima sostenibilità economico-finanziaria con rapide e adeguate scelte politiche. Infine, secondo Confagricoltura, bisogna concordare con le manifatture una programmazione degli acquisti di lungo periodo, rilanciare con il Mipaaf i programmi di acquisto e rinnovare gli accordi. Un ruolo importante, da questo punto di vista, l’ha avuto Ismea, che ha rilevato i costi di produzione del tabacco grezzo Bright Umbria per il 2020 e per il 2021 e che sta lavorando sui costi di produzione del tabacco Bright Veneto e Burley Campania.

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