Fabrizio Filippi, Coldiretti Toscana: “Preoccupati per l’obbligo vaccinale degli over 50”

Fabrizio Filippi, Coldiretti Toscana

L’agricoltura toscana è florida, ma qualche problema c’è. Alcune preoccupazioni e pure qualche speranza. Ne abbiamo parlato con Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana. Si comincia, naturalmente, dalla pandemia e dalla possibile mancanza di manodopera: “C’è un po’ di preoccupazione. Le nuove disposizioni del Governo con l’obbligo vaccinale per gli over 50, peraltro giuste a mio parere, possono portare complicazioni nel momento in cui arriva la stagione dei raccolti e servono braccia. Secondo un’indagine di Coldiretti, i braccianti over 50 sono 350 mila, il 34 per cento del totale, sono quelli che devono sottostare alla normativa. Ma tanti arrivano da parti del mondo in cui i vaccini fatti non sono riconosciuti in Italia. L’opera che facciamo è di sensibilizzazione e di monitoraggio. E poi abbiamo fatto anche di più: abbiamo chiesto che possano lavorare anche coloro che oggi stanno approfittando di norme come gli ammortizzatori sociali”.

Un altro punto cerchiato in rosso riguarda i costi energetici, che hanno galoppato tra fine 2021 e inizio 2022. “Siamo in una fase di speculazione dei prezzi molto forte, non solo per il settore energetico (che a noi interessa in particolare per le produzioni floricole, per il riscaldamento delle serre e per la zootecnia). C’è un incremento in tutti i settori: materie prime, approvvigionamento di prodotti come soia, granoturco e orzo per le aziende zootecniche. Se vogliamo stare in questo meccanismo delle montagne russe, vanno fatti contratti di filiera in cui viene messo tutto. A quel punto, avremmo una carta per combattere le speculazioni e i rimbalzi di mercato”. Aggiunge, Filippi: “Le montagne russe hanno portato anche a un aumento del prezzo dei cereali, di cui hanno beneficiato tante aziende, ma di contro c’è stata l’esplosione del costo dei fertilizzanti che rischia di vanificare il tutto”.

Serio è il problema della contraffazione dei prodotti Made in Tuscany: “Registriamo quotidianamente tentativi, anche goffi, di emulazione delle nostre eccellenze, come l’olio. D’altra parte, il Made in Tuscany è un valore aggiunto, è chiaro quindi che la guardia va tenuta alta. Ogni porzione dell’Italian Sounding, che vale 100 milioni di dollari, è un’opportunità in meno per le nostre aziende agricole”.

Torna, Filippi, a parlare della zootecnia regionale: “Potrebbe rivestire un ruolo importantissimo come traino di tutta l’attività agricola. Ci sono, però, tre intoppi: la presenza abnorme di fauna selvatica che incide soprattutto sulla fauna ovina, con cinghiali per esempio che danneggiano i pascoli e le strutture permanenti; di mercato (sul latte, sulla carne). È di questi giorni un dato: a fronte di un aumento del 10 – 15 per cento nella grande distribuzione per la vendita di carne al dettaglio, non c’è stato aumento di neanche un centesimo alla produzione. Chiaro che c’è una profonda stortura nella filiera; nei prezzi, con lievitazione degli energetici e di quelli per gli approvvigionamenti. Fortunatamente, in Toscana, non abbiamo problemi per quel che riguarda la richiesta di carne fresca, formaggi e prodotti trasformati. Ma avere una filiera zootecnica che funziona è un vantaggio per tutti, anche per la stessa gdo”.

Si chiude con la speranza: “Che la legge sulle pratiche sleali metta fine alle aste al ribasso e al sottocosto. In Toscana non ci sono organizzazioni di sfruttamento di manodopera, ma quando vediamo le offerte della gdo sui prodotti alimentari a prezzi abbondantemente sotto i costi di produzione, è chiaro che c’è qualcosa che non va. Ci auguriamo proprio che questa legge serva”.

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