Morti bianche: fino a novembre già 1.116 vittime sul lavoro

“Manca ancora un mese al bilancio di fine anno e sono già 1.116 i morti sul lavoro nel 2021. Un dramma che non conosce fine. Ma i numeri assoluti non bastano a definire l’emergenza nel Paese. Perché, come diciamo da sempre, è l’indice di incidenza della mortalità, cioè il rapporto degli infortuni mortali rispetto alla popolazione lavorativa a descrivere correttamente e obiettivamente l’emergenza, regione per regione. Ed è così che la Lombardia – che conta il maggior numero di vittime in Italia, ma anche il maggior numero di persone occupate – è anche quella più sicura, perché l’incidenza di mortalità è la più bassa d’Italia”.

Lo fa sapere Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio sicurezza sul lavoro Vega Engineering di Mestre, a riguardo dell’ultima indagine e zonizzazione del rischio di morte per i lavoratori italiani. L’emergenza morti bianche è aggiornata a novembre 2021.

Nei primi undici mesi dell’anno, in zona rossa – cioè con un’incidenza maggiore del 25 per cento rispetto alla media nazionale (Im=indice incidenza medio, pari a 38,5 morti ogni milione di lavoratori) – ci sono Puglia, Campania, Basilicata, Umbria, Molise, Abruzzo e Valle d’Aosta. In zona arancione troviamo Trentino Alto Adige, Piemonte, Marche e Friuli Venezia Giulia. In zona gialla Liguria, Lazio, Sicilia, Veneto, Emilia Romagna, Sardegna e Toscana. Le più sicure, in zona bianca, sono Lombardia e Calabria.

La classifica per il maggior numero di vittime sul lavoro vede invece al primo posto proprio la Lombardia (117), a seguire Campania (101), Piemonte (79), Lazio (77), Emilia Romagna (76), Puglia (73), Veneto (70) , Toscana (46), Sicilia (42), Abruzzo (35), Marche (25), Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia (23), Liguria (22), Umbria (21), Sardegna (17), Molise (15), Basilicata (14), Calabria (13) e Valle d’Aosta (3).

Delle 1.116 vittime in Italia, 882 (-7,4 per cento sul 2020) sono quelle rilevate in occasione di lavoro, 234 (+17,6 per cento) quelle decedute a causa di un incidente in itinere. A fine novembre 2021 si registrano 98 morti bianche in più rispetto a ottobre 2021.

Il settore delle Costruzioni è il più letale, con 111 vittime dall’inizio dell’anno, a seguire Attività manifatturiere (98), Trasporto e Magazzinaggio (87). Commercio, Riparazione di autoveicoli e motocicli (73).

La fascia d’età più colpite dagli infortuni mortali sul lavoro è quella tra i 45 e i 64 anni (siamo a 606 sul totale di 882). E’ più a rischio però il lavoratore over 65, con un’incidenza della mortalità pari a 196,7, mentre tra i 55 e i 64 anni siamo a 90,2 e tra i 45 e i 54 a 38,6. Tra i 35 e i 44 anni scendiamo a 15,7. L’incidenza minima è tra i 25 e i 34 anni, dove arriviamo a 11,3. Tra i 15 e i 24 anni risaliamo a 28 infortuni mortali ogni milione di occupati. Le donne che hanno perso la vita lavorando sono 85 su 882, gli stranieri 132. Il lunedì è ancora una volta il giorno in cui si muore di più.

Sono in aumento le denunce di infortunio (+2,1 per cento). Da gennaio a novembre 2021 sono state 502.458 contro le 492.150. Sono stati rilevati quindi oltre 10 mila infortuni in più nel 2021 rispetto al 2020.

*La pandemia ci ha obbligati da diversi mesi a vivere l’Italia “a colori”. Ma ci ha anche insegnato che i colori possono raccontare l’emergenza in modo più semplice ed efficace. Per questo l’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre – che da oltre un decennio elabora indagini statistiche sulle morti bianche nel nostro Paese – ha deciso di utilizzare gli stessi colori per descrivere in modo più leggibile e incisivo le tragedie che si consumano nella quotidianità lavorativa. Si tratta, dunque, di una zonizzazione sulla base della mortalità rispetto alla popolazione lavorativa, parametrata su un’incidenza media nazionale (Im=38,5)”.

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