Asili nido: Aur, sono stati potenziati, ma non basta

Per contrastare la denatalità e aumentare l’occupazione femminile, negli ultimi anni si è puntato sul potenziamento degli asili nido. I servizi per la prima infanzia hanno naturalmente anche un ruolo pedagogico fondamentale. Eppure, l’Italia è ancora in ritardo sugli obiettivi fissati nel 2002 dall’Unione Europea, cioè fornire, entro il 2010, un’assistenza per l’infanzia per almeno il 33 per cento dei bambini di età inferiore ai tre anni.

Attualmente, siamo a meno del 25 per cento, con ampi divari territoriali. L’offerta dei servizi non è omogenea, c’è una vera e propria spaccatura tra centri urbani e aree periferiche o marginali. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede la costruzione, la riqualificazione e la messa in sicurezza di asili e scuole dell’infanzia, con la creazione di nuovi posti. Piano che è stato riconfermato dalla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza del 2021.

Per quel che riguarda i nidi si può notare, scrive l’Aur, una certa stazionarietà nella disponibilità di posti, fatta salva la crescita del 2019 delle scuole private che si sono allineate con quelle pubbliche. Il leggero aumento degli ultimi anni è dovuto non tanto all’aumentare dell’offerta, ma alla diminuzione del bacino di riferimento, ossia il progressivo calo dei bambini per il calo della natalità.

L’offerta dei posti nei nidi, ovvero il tasso di copertura del servizio (posti autorizzati 192 su popolazione target, ossia residenti al di sotto dei tre anni) in Italia è del 24,6 per cento. Alcune regioni del Centronord superano l’obiettivo del 33 per cento fissato dall’Unione Europea. Nel 2019 si riconfermano- come nel 2013 – Emilia Romagna, Umbria, Toscana, Lazio, si aggiungono Val d’Aosta e Provincia Autonoma di Trento.

Nel 2019, il 78 per cento dei bambini frequenta strutture pubbliche. C’è un’ampia fetta di famiglie che non manda i propri figli nei nidi. Perché? Perché a casa c’è chi si può occupare di loro (35 per cento), un 13 per cento si lamenta del costo eccessivo, altri dell’eccessiva lontananza da casa e degli orari scomodo. Infine, c’è chi ha avuto la domanda rifiutata. In Toscana si raggiunge il 94,2 per cento di copertura dei posti pubblici, il minimo è in Basilicata (63 per cento).

Sempre nel 2019, i nidi pubblici e privati – di cui hanno beneficiato 184.219 bambini – sono costati alla collettività 1.452 milioni di euro, di cui 1.175 a carico dei Comuni e 277 milioni degli utenti.

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