Economia Toscana: rialza la testa, ma l’occupazione è instabile

L’economia toscana rialza la testa, ma l’occupazione resta instabile. Questi i concetti principali dell’ultimo focus Ires, presentato a Firenze. Nel report ci sono capitoli che riguardano le singole province toscane.

“La fine del 2020 e l’inizio del 2021 hanno portato una ripresa che però deve essere consolidata: dobbiamo fare in modo che non sia solo un rimbalzo ma che si traduca in posti di lavoro e di lavoro stabile, per riavviare il ciclo dei consumi”, ha detto il presidente di Ires Toscana Gianfranco Francese, mentre Roberto Errico, di Ires, ha fatto il punto sulle province: “Regge l’area fiorentina grazie a servizi e export e regge anche Siena, trascinata dal farmaceutico. Stazionarie le situazioni di Massa, Lucca, Arezzo, mentre sempre più complesse sono quelle a Prato, Pistoia, Pisa e Livorno, quest’ultima in crisi strutturale ormai da un decennio”.

“Per combattere le diseguaglianze – ha aggiunto Claudio Guggiari, della segreteria Cgil Toscana – va sviluppato un processo di avanzamento del sistema produttivo che si basi sulla qualità: i dati presentati oggi sono emblematici, nel mercato del lavoro nonostante una ripresa si registrano forme di precariato, e con la precarietà non si fa sviluppo di qualità; occorre agire sugli ammortizzatori sociali, anche e soprattutto di fronte alla questione della transizione digitale ed ecologica, sugli investimenti di risorse pubbliche da distribuire non a pioggia ma in modo mirato e sulla leva fiscale per politiche redistributive”.

“Siamo in mobilitazione da tempo per chiedere al Governo un cambio di passo a partire dalla lotta alla precarietà. Risorse ce ne sono, è il momento del coraggio e di guardare a chi ha tenuto in piedi il Paese in questo periodo di crisi e pandemia: la crescita va accompagnata al lavoro di qualità”, ha chiosato la segretaria generale di Cgil Toscana Dalida Angelini.

Vediamo cosa dice lo studio. Nel secondo trimestre del 2021, ha preso forza un ciclo espansivo dell’economia a livello mondiale, in particolare europeo, e ne hanno quindi beneficiato Italia e Toscana. Era qualcosa di atteso dopo il disastroso 2020, soprattutto dopo che la campagna vaccinale ha reso più spregiudicati i consumatori. Il Pil della penisola, nel secondo semestre 2021, è cresciuto del 2,7 per cento, in modo superiore alle attese. Per la Toscana, a fine anno, dovremmo essere al +6,2 per cento, dato superiore al +6 per cento italiano. Nel 2022 la Toscana dovrebbe fare ancora meglio del Paese (30.800 euro contro 29 mila).

Nonostante queste ottime notizie, la seconda parte dell’anno può essere condizionata dall’incertezza dovuta al virus e dalla incerta normalizzazione delle catene di fornitura internazionali. Nei primi sei mesi del 2021, la Toscana ha aumentato le esportazioni del 4,6 per cento contrariamente alla contrazione del primo semestre del 2020 (-25 per cento rispetto al 2019). Siamo dunque a un recupero del +40 per cento rispetto allo scorso anno. Il settore farmaceutico non ha avuto incertezze, così come ci sono state forti aumenti nelle esportazioni nel settore della costruzione di macchinari (10) e della costruzione dei mezzi di trasporti (16) rispetto al primo semestre del 2019. Resta indietro soltanto l’export delle macchine elettriche. Non recuperano neanche il legno e la carta (-8 per cento) e l’estrazione di minerali non metalliferi (-16 per cento). I settori agroalimentari registrano 200 milioni in più sia sul 2019 sia sul 2020.

Sul mercato del lavoro le cose non vanno allo stesso modo. Il presidente di Ires Toscana, Gianfranco Francese, precisa: “Se dal punto di vista quantitativo appare chiaro il segno positivo rispetto al disastro del 2020, altrettanto chiari ne appaiono, dal punto di vista della qualità dell’occupazione, i tratti di precarietà e di instabilità. C’è, infatti, una significativa ripresa degli avviamenti nel primo scorcio del 2021 ma si privilegia la creazione di posti di lavoro a termine, in un contesto contrassegnato dalla fine della moratoria sui licenziamenti e che, per questo motivo, offre già forti motivi di preoccupazione. Due fattori potrebbero determinare una stabilizzazione del quadro congiunturale, con benefiche conseguenze anche dal punto di vista occupazionale, nel breve medio periodo il progressivo lineare miglioramento dell’emergenza sanitaria ed il pieno dispiegamento degli effetti delle misure contenute nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. La normalizzazione dal punto di vista della gestione dell’emergenza insieme ad una massiccia messa a disposizione di risorse pubbliche appaiono, infatti, gli strumenti principali e indispensabili per l’avvio di una dinamica economica anticiclica in grado di stimolare e consolidare una nuova stagione di consumi privati e di investimenti produttivi e per favorire una ripresa dell’occupazione all’insegna della qualità e della stabilità”.

Alla fine del 2020, la Toscana aveva un dato inferiore a quello nazionale, -9,3 per cento contro il -8,9 italiano. Colpa del blocco del flusso turistico e del crollo delle esportazioni che, per i beni di lusso, aveva toni drammatici. Stimiamo una crescita del Pil per l’anno in corso pari al 6,2% per la Toscana; si tratta di un dato superiore alla media nazionale di 0,2 punti percentuali, che fa ben sperare anche in vista di un 2022 previsto come molto positivo. A fine 2021, il Pil pro capite della regione dovrebbe attestarsi intorno a quota 29.700 euro, con un aumento di 1.700 euro rispetto al disastroso 2020. Le previsioni sull’andamento macroeconomico tuttavia ci indicano come solo nel 2023 la Toscana si attesterà nuovamente sui livelli di Pil pro capite registrati nel 2019.
A trascinare la ripresa nel 2021 contribuiscono anche sia la ripresa dei consumi (+4,4%), che il marcato rimbalzo degli investimenti (+16,6%). Al momento, e in attesa del dispiegarsi degli effetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, sono le esportazioni e il settore delle costruzioni a rappresentare gli elementi trainanti della ripresa. Stimiamo una crescita dell’export regionale di quasi il 100% rispetto al 2019. Il dato assoluto, pari a oltre 2,5 miliardi, è addirittura superiore di quasi 500 milioni di euro rispetto al 2019.
Per ciò che riguarda il settore delle costruzioni, stimiamo un incremento complessivo superiore al 21%, trainato ovviamente dal bonus 110% introdotto dal Governo e incardinato all’interno del PNRR. Anche il settore manifatturiero (+10%) e quello agricolo (+8%), sembrano beneficiare della ripresa in atto, mentre il settore dei servizi, pur facendo segnare un rimbalzo del 4,1% nel 2021, appare ancora condizionato dalle limitazioni imposte dalla gestione del rischio pandemico.

Lavoro. Nel 2020, in Toscana, c’era stato un arretramento degli avviamenti del 22 per cento, con una diminuzione degli occupati dell’1,3 per cento; nei primi sette mesi del 2021, gli avviamenti sono aumentati del 22,3 per cento rispetto al 2020, ma diminuiti del 14 per cento sul 2019. Si privilegia la creazione di contratti a termine. La riattivazione della domanda di lavoro dovrebbe segnare un aumento medio del 5 per cento nel biennio 2021-2022 (stime Prometeia), arrivando così nel 2022 a un valore inferiore solo dello 0,9 per cento rispetto al 2019. Lo stock di occupati, dal lato offerta, dovrebbe ristagnare nel 2021 (da -1,3 a -0,3 per cento), migliorando poi nel 2022 (+1,2 per cento), con un -1,4 per cento rispetto al periodo pre-crisi.

Le persone in cerca di occupazione dovrebbero aumentare dell’11,4 per cento nel 2021, il tasso di disoccupazione salire al 7,4 per cento (+0,7 per cento). Il numero di inattivi potrebbe salire su un valore superiore a prima della pandemia. Cassa integrazione: c’è una riduzione nei primi tre trimestri del 2021, ma un aumento – in alcune zone e settori – della Cassa integrazione in deroga e straordinaria.

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