È una storia antica quella del perito agrario in Italia. Così come quella del Consiglio nazionale dei periti agrari e dei periti agrari laureati. A sintetizzarla è il presidente Mario Braga, in carica dal 2017: “Il primo documento risale al 1.835, quando alcuni professionisti vengono definiti ‘periti agrari’ di professione, La categoria si evolve insieme al mondo agricolo. Ai primi del Novecento, più del 70 per cento della popolazione italiana è occupata in agricoltura, le scuole preparavano i fattori, coloro che avrebbero gestito le aziende direttamente. Nel 1929 vengono istituti tre Collegi: quello dei periti agrari, quello dei geometri e quello dei periti industriali. Le scuole nascono sulla scorta della riforma scolastica Gentile, che è del 1923 ma viene applicata dal 1928-29. Il ministro Gentile aveva come obiettivo di scolarizzare l’Italia, all’epoca con un tasso di analfabetismo elevato, specialmente nelle campagne”.
Braga nel 2022 potrebbe continuare con un secondo incarico perché “il lavoro iniziato va completato. Non è una frase fatta, ma bisogna riaffermare la centralità e la strategicità di una professione che è la cinghia di trasmissione degli aspetti innovativi- e oggi anche di tutti quelli elementi che promuovono la sostenibilità – che vanno sostenuti in questo periodo in cui stiamo vivendo una profonda trasformazione del Paese. Recentemente è stata approvata una legge che riconosce ufficialmente le lauree abilitanti che permetteranno ai ragazzi di iscriversi al Collegio senza necessità di un esame abilitante. È una rivoluzione”. Alcuni numeri: “Dopo il diploma agrario o la laurea, oggi uno studente su quattro trova entro un anno un lavoro coerente al titolo di studio, 1,5 svolge un lavoro precario, 1,5 finisce nel limbo dei Net, espulsi dalla società”.
Chi è oggi il perito agrario? “E’ l’accompagnatore di un processo di un nuovo modello alimentare, che ha spiccata sensibilità per la tutela dell’ambiente. È il professionista che sul territorio e nel territorio cammina insieme alle attività economico produttive, in quel contesto di economia circolare che nella sostenibilità trova il suo punto di riferimento, il suo principio fondamentale. Noi siamo la categoria green per eccellenza, non dobbiamo diventarlo. Gli altri devono studiare come applicare le politiche green, noi le viviamo”.
Le scuole agrarie hanno punti a favore e a sfavore, secondo Braga: “Il livello di qualità della vita sociale e produttiva si è elevato. Dagli anni ’90 abbiamo vissuto la rivoluzione post industriale. Oggi bisogna essere operatori dei processi e di una tecnologia che si evolve e avanza. I cinque anni di scuola, rispetto alle domande che oggi la società richiede, sono insufficienti. Il livello, invece, è adeguato per quei percorsi che gli istituti professionali portano avanti per preparare manodopera qualificata: a questo livello i cinque anni bastano. L’Europa ha fissato un percorso di cinque anni di superiori più tre di terziario (post diploma o universitario) per preparare tecnici e professionisti. Ma istituto tecnico e post diploma devono avere continuità tra di loro, il triennio non può essere staccato dalla scuola agraria. Le scuole agrarie sono tra le migliori scuole in Italia oggi”.
Consiglierebbe, Braga, di fare il perito agrario? “Non solo lo consiglio. Bisogna veicolare l’idea che queste scuole creano uomini preparati. È un gran bel lavoro. Di più: l’agricoltura è il lavoro che salverà questa umanità. Ma io chiedo che le scuole agrarie abbiano assoluta autonomia gestionale. Il dirigente scolastico non lo sia di nessun altro altro istituto. La scuola agraria ha anche l’azienda, quindi tutta una programmazione post scolastica diversa da quella degli altri istituti”.
Infine, Braga racconta: “Come Collegio ci relazioniamo con università. Istituti tecnici agrari e Istituti tecnici superiori per creare un modello personalizzante, apportando le nostre competenze e mettendole a disposizione di queste entità perché possano promuovere progetti e programmi didattici che possano aiutare i ragazzi a raggiungere i livelli di competenza richiesti”.