Professioni: mancano cuochi, camerieri, ingegneri e tecnici

Nelle sale e nelle cucine della ristorazione mancano camerieri e cuochi. Non solo: Manca la manodopera anche se il lavoro ci sarebbe, in campo edilizio, grazie al superbonus 110 per cento. E poi: non si trovano neanche per settore ambientale e informatico,

Nel mese di ottobre, secondo Unioncamere e Anpal, le imprese erano a caccia di più di mezzo milione di lavoratori, 114 mila in più rispetto allo stesso periodo del 2019, quindi prima della pandemia. Tra ottobre e dicembre sono in divenire 1,4 milioni di contratti (+28,8 per cento). Il mondo dell’industria, entro il mese di dicembre, stima 452 mila assunzioni, con possibilità superiori per meccatronica (93 mila posti), metallurgia (68 mila), costruzioni (52 mila). Nei servizi si stima che siano 900 mila, con 197 mila posti nel commercio, 167 mila nei servizi alla persona e 139 mila in ruoli operativi a sostegno delle imprese.

Tutto bene, insomma, sul fronte del lavoro non fosse che nel 36,5 per cento dei casi manca la figura richiesta. Con uno scarto tra domanda e offerta superiore al 50 per cento per informatica, progettazione e ricerca, installazione e manutenzione. Le professionalità vengono definite dalle aziende ‘introvabili’, in particolare per ingegneria industriale ed elettronica e per diplomati tecnici, dall’elettrico all’edile, al meccanico.

In Italia, a causa dell’emergenza sanitaria, si è perso un milione di posti di lavoro, il tasso di disoccupazione è al 9,3 per cento e, paradossalmente, non si trova chi assumere. Rosario Rasizza, presidente di Assosomm, Associazione delle agenzie per il lavoro, “questo aspetto riguarda tutti i settori”. In prima battuta gli specializzati come tornitori, fresatori, elettricisti, idraulici, periti meccanici, elettronici ed elettrotecnici e ingegneri. Mancano, nell’agricoltura, figure come il potatore di alberi da frutta, olivi e vigne e il trattorista: un lavoratore su quattro è straniero e spesso in nero. Nel secondo trimestre, c’è stato un aumento del 10,4 per cento dei posti, ma come ricorda Romano Magrini, responsabile lavoro di Coldiretti, “manca la trasmissione dei saperi tra generazioni e si segnalano nuove difficoltà nell’arrivo di professionalità dall’estero per il covid”.

C’è il fenomeno di chi rinuncia a un contratto pur di non perdere il reddito di cittadinanza, da molti arrotondato con l’entrata di un lavoro in nero. I giovani italiani scappano all’estero: in Germania i salari sono del 30-40 per cento più alti.

Luciano Sbraga, responsabile del Centro studi di Fipe-Confcommercio, si concentra sul mondo della ristorazione: “L’anno scorso 116 mila dipendenti a tempo indeterminato si sono dimessi per impieghi ritenuti più sicuri, da logistica a distribuzione. Se si aggiunge il ritorno a casa di migliaia di immigrati per la pandemia e il minor fascino tra i giovani del lavoro in cucina, è impossibile pensare di trovare in pochi mesi migliaia di professionalità perse”.

Nel settore delle costruzioni, il presidente di Ance Gabriele Buia aggiunge come sarà molto difficile trovare almeno 265 mila operai, impiegati, professionisti e tecnici, indispensabili se non si vogliono fermare i cantieri.

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