Francesca Petrini, Unione agroalimentare Cna Marche: “Parola d’ordine sostenibilità”

“E’ un momento di grandi sfide in generale, soprattutto il settore alimentare è collocato in un contesto internazionale importantissimo, con l’Agenda 2030 che fa da punto di riferimento”. Parole di Francesca Petrini, presidente dell’Unione agroalimentare di Cna Marche. La ‘mission’ dell’Associazione, per il futuro, è la “sostenibilità”: “Stiamo lavorando per promuovere questi modelli di produzione e di consumo. Ci rivolgiamo alle aziende, ma anche ai consumatori, attraverso specifici programmi alimentari, partendo dalle scuole”.

Petrini prosegue: “Siamo nell’era della sostenibilità, ambientale, sociale ed economica. Una delle eredità del covid è l’attenzione all’approvvigionamento locale, il rafforzamento delle catene regionali perché rispondano anche in casi estremi di emergenza in maniera tempestiva e immediata ai fabbisogni delle popolazioni locali. I nostri prodotti artigianali, basati sul territorio e su materie prime locali, e le nostre filiere sono più resilienti di quelle industriali, basate su prodotti più globalizzati e su catene internazionali”. E ancora: “I nostri prodotti tendenzialmente sono fatti con materie prime e ingredienti locali, legati proprio al territorio. A livello europeo si conferma pure questa tendenza con il Green Deal e strategie come Farm to Fork e altre azioni sul clima”.

A livello marchigiano “riceveremo numerose risorse legate al Pnrr, ne trarrà beneficio anche l’agricoltura. Cna è l’associazione che collega tutti gli anelli della filiera agroalimentare, l’unica. A noi interessa il contesto europeo, ma anche la nuova Pac, che entrerà in vigore nel 2023, con importanti novità sul tema della sostenibilità, dei sistemi agricoli a basso impatto ambientale, dell’agricoltura biologica, che ha dimostrato piena sostenibilità ambientale ed economica. Nelle Marche ci sono oltre 100 mila ettari di terreni coltivati bio, il 22 per cento italiano. Perciò Cna cercherà di intercettare non solo i trend, ma anche le risorse per promuovere modelli di produzione sostenibile, sensibilizzare e guidare le aziende. Abbiamo già utilizzato strumenti di promozione diversi dal solito, tipo il mondo del cinema che ha un impatto più immediato, o il progetto OmoFaber, per promuovere il concetto di agroalimentare come volano per il turismo. Oggi è l’agroalimentare che traina il turismo, non viceversa. E ancora per un paio d’anni, così dicono, avremo turisti di prossimità”. Petrini confida: “Ci siamo muovendo su un livello più alto rispetto al passato. Siamo globali, ma valorizziamo il locale. Siamo piccoli, ma con le antenne sempre ben puntate in alto. Dobbiamo avere un ruolo propositivo, dare attenzione al turismo enogastronomico, a una politica agricola maggiormente sostenibile e attenta anche all’inclusività. La mission è questa, un panorama molto sfidante”.

Francesca Petrini da poco è anche presidente nazionale dell’Unione agroalimentare di Cna. Ha quindi un palco preferenziale per analizzare lo stato delle cose: “Abbiamo davanti una sfida ambientale fondamentale. L’agricoltura è responsabile per un quarto delle emissioni di gas serra, ma è anche la prima a subirne gli effetti. Il futuro sarà con più popolazione, 9,5 miliardi entro il 2050, ma queste persone non potranno più contare su risorse agroalimentari e idriche sufficienti. Abbiamo quindi una grande responsabilità, dobbiamo lavorare anche su un discorso culturale, non più solo come sindacato”.

Dall’alto di queste responsabilità, Cna Marche chiede di avere un’interlocuzione costante con la Regione Marche: “Chiediamo di entrare su tutti i tavoli politici, dove si decidono le strategie regionali. Vogliamo avere una voce, quasi ne abbiamo diritto in virtù dei numeri che rappresentiamo. Questo processo di coinvolgimento non è ancora completo. Obiettivo è essere dappertutto, per portare la nostra visione in maniera costruttiva, visione che poi è quella di migliaia di aziende. La stessa cosa a livello nazionale. Non si può più pensare a compartimenti stagni, oggi va considerato l’ecosistema. Dobbiamo avere con la Regione un rapporto basato su una disponibilità alla collaborazione, cosa che finora è accaduta”.

Chiude, la Presidente, con le altre sfide in agenda: “Il discorso etichettatura nutrizionale. Noi sosteniamo in pieno il modello italiano a batteria che contrasta il nutriscore, per noi diseducativo. E lavoriamo per proporre a livello mondiale la dieta mediterranea, mentre si affacciano sul palcoscenico altri modelli di dieta, come quella universale, quella cinese e giapponese”.

La parola, a questo punto, passa al responsabile dell’Unione agroalimentare di Cna Marche, Gabriele Di Ferdinando: “Le Marche sono una regione con una buona diversità produttiva. Abbiamo 26 dop, 9 igp e tre specialità tradizionali garantite, in totale 38 specialità gastronomiche con denominazione, 17 relative al mondo agroalimentare e 21 a quello vitivinicolo”. Di Ferdinando porta all’attenzione i numeri: “Dal 2010 al 2020 possiamo notare le differenze: le imprese che operano nel settore sono oggi 35.400, c’è stato un ridimensionamento del 16% rispetto a dieci anni prima, quando erano 6.800 in più. Un calo più costante rispetto a quello italiano, pari al -6,8%”. Quali comparti perdono di più? Nel settore primario abbiamo -23,2% di imprese agricole contro il -15,2% italiano. Crescono del 2,2% le imprese della trasformazione alimentare. Crescita decisa anche per i prodotti da forno e nel settore delle bevande. Exploit nella produzione vinicola, +29,5% contro la stabilità a livello nazionale (+0,4%). In crescita anche gli opifici brassicoli, i ristoranti e tutto ciò che fa parte della fornitura di pasti. Diminuiscono invece i bar, -2,1%, contro il +4,6% italiano”.

Passiamo all’export: “Si difende molto bene il settore agroalimentare marchigiano. Nel 2020 superiamo i 300 milioni, nel 2010 non si arrivava a 200 milioni, il 56,4% in più. Troviamo un maggiore export dei prodotti alimentari (+66,7%) e di bevande (+24,4%). Il sistema ha tenuto anche nell’anno della pandemia. I più esportati sono i prodotti da forno (pane e pasta), carne lavorata e trasformata, frutta e ortaggi, prodotti lattiero-caseari. In diminuzione invece le esportazioni di olio e grassi vegetali e animali”.

Il settore agro-alimentare in tutte le sue componenti – agricoltura, imprese della trasformazione alimentare, servizi legati al cibo – incide per circa il 15% nella formazione del valore aggiunto prodotto dall’economia regionale.

C’è allarme per la crescita dei prezzi di pane e pasta: “Abbiamo chiesto al ministro Patuanelli di istituire un tavolo tecnico con le associazioni per capire come affrontare questa tematica che riguarda i beni di prima necessità”. Tornando all’analisi decennale, c’è stato un aumento nella produzione di pane e pasticceria fresca (701 unità produttive nel 2020, 634 nel 2010). Ma anche una diminuzione nella produzione di pasta fresca (da 354 a 324).

Il mondo del commercio nelle Marche si sta comunque organizzando: “Vediamo delle nuove proposte, aprono negozi con formule di vendita diverse e più creative o formule di vendita integrata fisica e online. Ci sono segnali positivi. La domanda è ripresa”. Al Governo, Cna Marche chiede “misure per contribuire a consolidare e sviluppare il settore. Le imprese vanno aiutate su tematiche ambientali, come la lotta ai cambiamenti climatici. Serve supporto da parte delle istituzioni. Noi non siamo per l’abbattimento della plastic tax, ma abbiamo accolto positivamente il rinvio. Le aziende andrebbero aiutate nel far fronte alle nuove esigenze di salvaguardia ambientale”. Infine, sul turismo: “Pensiamo di coinvolgere il settore agroalimentare. I nostri prodotti nascono sul territorio e devono anche raccontarlo. Ci interessano le Marche a tavola, vogliamo partire dalle eccellenze alimentari per spiegare i territori in cui vengono prodotte. C’è il progetto Homo Faber, di turismo esperienziale, con una piattaforma (Marcheospitali.it), dove le realtà agroalimentari possono autonomamente offrire ai turisti esperienze da vivere nelle loro aziende”.

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