Nuovi investimenti per la Novamont per l’attuazione del “Green New Deal”. La Sace garantirà la bontà della operazione, guidata da Crèdit Agricol Italia

Un forte investimento per un definitivo decollo della Novamont: la società italiana, che ha sede a Novara ma con stabilimenti anche a Terni, dove insiste pure un polo di ricerca, leader indiscussa della “plastica verde”, potrà contare su ulteriori cento milioni di euro che saranno erogato da Credit Agricol Italia attraverso un complesso sistema di garanzie guidato da Sace.
Lo schema di riferimento è comunque il “Green New Deal”, che si attaglia perfettamente alla Novamont, dal momento che la società è riuscita a produrre dall’agricoltura, dagli amidi, in particolare, dei prodotti come la plastica che vengono realizzati in prevalenza dal petrolio, con tutto quel che ne consegue a livello di inquinamento.
Insomma quella che sembrava utopia, la “raffineria verde” continuerà ad ampliarsi. La società viene da lontano, dal 1990, dal Gruppo Ferruzzi, che radicato nell’agricoltura, era sbarcato anche nella chimica, acquisendo la Montedison, voleva compenetrare le due anime, riuscendovi alla fine di un lungo percorso. Ora il Gruppo è diretto da Catia Bastioli, l’amministratore delegato: “La garanzia di SACE nell’ambito del Green New Deal è un significativo riconoscimento all’impegno di Novamont, di molti anni, nella costruzione della filiera italiana delle bioplastiche e dei biochemical integrata nei territori, che ci ha portato a diventare una Benefit company certificata B Corporation.
Questo finanziamento ci consentirà di realizzare l’attuale importante piano di investimenti per uno sviluppo rigenerativo della filiera, misurabile attraverso parametri definiti e legati all’intera produzione di Novamont, in linea con le strategie e politiche della transizione ecologica”.
Gli investimenti sono molto attesi in Umbria, perché la Novamont insiste in un’area, una volta grande polo chimico ternano, attraversata da crisi ricorrenti, come quella della Treofan: la rinascita del Polo Chimico, che è enorme dal punto di vista delle dimensioni e dell’integrazione logistica, è stato sempre, nelle intenzioni della Regione e del Governo, elemento per un nuovo sviluppo anche se alle parole non sono mai seguiti, sin qui, dei fatti concreti.

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