Riso Piemonte: stima in calo del 10 per cento

A fine settembre è scattata la raccolta del primo riso Made in Piemonte con un calo della produzione ad oggi stimato in linea con quanto rilevato a livello nazionale, pari a circa il 10%, a causa soprattutto delle anomalie climatiche che hanno colpito le risaie, in particolare le grandinate tardive e le temperature fredde del mese di luglio, anche se le prospettive di resa sono buone. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti divulgata in occasione dell’inizio della campagna risicola, con il via alle prime trebbiature su tutto il territorio nazionale.

“La partenza è stata ritardata di 15 giorni abbondanti sui nostri territori – spiega Paolo Dellarole, presidente di Coldiretti Vercelli e Biella con delega al settore risicolo – in quanto il fattore climatico ha particolarmente influito sul taglio quest’anno. Oltre al clima, per quanto riguarda la produzione, si aggiungono le malattie fungine, come il brusone, che rappresentano sempre una minaccia per la nostra risicoltura. Pur essendo ancora prematuro, si prospetta una buona resa – conclude Dellarole – ricordando che in Piemonte si concentra la maggior parte della produzione di riso essendo il Piemonte la prima regione in Europa con 8 milioni di quintali, circa 1900 aziende per un totale di 117 mila ettari”.

“Dalle nostre risaie nascono opportunità di lavoro, senza dimenticare lo straordinario impatto sul paesaggio, sull’ambiente e sulla biodiversità – sottolineano Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa, delegato confederale – A preoccupare, però, è il fatto che il 18 gennaio 2022 scadrà la clausola di salvaguardia, la misura della Commissione Europea che ha eliminato la facilitazione del dazio zero sull’import di riso indica dalla Cambogia e dal Myanmar. Per anni i due paesi asiatici hanno beneficiato delle agevolazioni per esportare in Italia e in Europa nell’ambito del regime EBA (tutto tranne le armi). Il risultato è stato una vera e propria invasione di prodotto asiatico che ha messo in ginocchio i produttori nazionali. Facilitazioni che, peraltro, sono state sospese solo per la varietà di riso indica, mentre per la japonica hanno continuato a rimanere attive, nonostante le violenze verificatesi nel Myanmar in seguito al golpe militare”.

“Serve dunque un impegno da parte della Ue per rinnovare la clausola di salvaguardia e, se ciò non fosse possibile in tempi brevi, la Commissione dovrebbe attivare, entro il 18 gennaio 2022, il meccanismo necessario per includere il riso nell’elenco dei prodotti riassoggettati a dazio a seguito della revoca temporanea delle concessioni EBA alla Cambogia (Regolamento (UE) n. 2020/550) a causa di violazioni dei diritti umani in quel paese. Su quest’ultimo aspetto, si ricorda che gli uffici della Commissione avevano precisato che la non inclusione del riso nel provvedimento era prevista in quanto la clausola di salvaguardia era già stata adottata per il riso di origine cambogiana. Inoltre, il riso deve essere considerato un prodotto “sensibile” nell’ambito dei negoziati internazionali per gli accordi di libero scambio evitando nuove concessioni all’import e rendendo obbligatoria a livello europeo in etichetta l’indicazione del Paese di origine in modo da indirizzare gli investimenti dei fondi comunitari per la promozione solo verso il riso coltivato nell’Unione”.

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