Torino: iniziati gli Stati generali mondo lavoro dello sport

Il 7 settembre, dalla Sala delle Colonne del Castello del Valentino di Torino, patrimonio Unesco, sono partiti gli Stati generali mondo lavoro dello sport. Il saluto istituzionale è stato del primo cittadino Chiara Appendino, ospiti di riguardo Vito Cozzoli, presidente e amministratore delegato di Sport e Salute Italia Spa, così come il tenente colonnello Fabio Consiglio, capo sezione addestramento Centro sportivo olimpico esercito.

L’Italia è un Paese con obesità infantile tra le più alte d’Europa (tra i 3 e 7 euro, è obeso un bambino su quattro), quindi c’è necessità di portare la pratica sportiva a essere materia di apprendimento scolastico, al pari di matematica o italiano. La strada per arrivarci è lunga, la differenza con i ragazzi del Nord Europa è grande. Mancano strutture e impianto, manca il riconoscimento culturale dello sport come scuola di vita e salute. Come dice Appendino, “tre sono gli assi su cui si articola il contributo sociale dello sport: educazione, perché lo sport insegna a convivere nel rispetto delle regole; salute, perché l’attività fisica combatte l’incidenza di molte malattie; ritorno economico, soprattutto attraverso la capacità di fare economica dei grandi eventi sportivi”.

L’Istituto superiore della sanità quantifica in 1,6 miliardi di euro all’anno i costi diretti sanitari dovuti a quattro patologie associate all’inattività fisica: tumore della mammella e del colon retto, diabete di tipo 2, coronaropatia. Come precisa Cozzoli: “Per ogni euro investito nello Sport se ne risparmiano quattro nel sistema sanitario. Inoltre, citando Mario Draghi, lo sport è un ascensore sociale, è un argine al razzismo, è uno strumento di coesione, soprattutto nei momenti difficili come quello che abbiamo vissuto”.

Gli investimenti del Governo per sostenere gli operatori dello sport durante la pandemia non sono sufficienti. Cozzoli e Appendino concordano sulla necessità di professionalizzare un settore che vedo spesso persone che di mestiere fanno tutt’altro e che non hanno tutele. Gli operatori sportivi sono circa 200 mila in Italia, questo non può rimanere qualcosa che si fa su base volontaristica.

L’Esercito conferma il suo contributo forte come incubatore di atleti prima e tecnici a disposizione delle federazioni in un secondo momento. Consiglio spiega: “Le 9 medaglie iridate di queste Olimpiadi di Tokyo portano a 313 medaglie mondiali negli ultimi 50 anni e a 448 europee il bottino totale. Se non ci fosse l’Esercito italiano avremmo molti meno atleti, ma anche pochi tecnici e le federazioni sarebbero penalizzate”.

Exit mobile version