Comuni cattivi pagatori: il 60,2% non rispetta i 30 giorni

Il 60,2 per cento dei Comuni italiani non rispetta il termine di legge di pagamento entro 30 giorni alle imprese fornitrici di beni e servizi; c’è addirittura un 24,1 per cento di Amministrazioni comunali che impiega più di due mesi, in particolare al Sud.

L’allarme arriva dall’Ufficio studi di Confartigianato che parla di un peggioramento della situazione dei debiti della P.A. verso i fornitori privati: nel 2020 sono arrivati a 58 miliardi, 4 in più rispetto al 2019. In aumento anche il peso dei debiti della Pubblica amministrazione sull’economia: nel 2020, solo per la spesa corrente e comprese le anticipazioni, è a 3,1 punti di Pil contro il 2,7 del 2019 e il 2,6 fatto registrare nel 2018 e nel 2017. L’Italia è maglia nera in Europa dove la media è dell1,7 per cento del Pil.

Il limite di 30 giorni per il pagamento delle fatture viene rispettato da appena 3.134 comuni, pari al 39,7 per cento del totale, cui fanno capo 15,4 miliardi di euro di fatture ricevute. Altri 2.849 comuni, pari al 36,1 per cento del totale, pagano tra 31 e 60 giorni. Ci sono 1.904 comuni, il 24,1 per cento, che si fanno attendere di più di due mesi; a fine 2020, questo numero era di 1.440 comuni.

La situazione più difficile è al Sud, dove il 44 per cento dei comuni paga oltre i 60 giorni. La peggiore è la Calabria, con il maggior numero di comuni, pari al 67,1% del totale della regione, che salda le fatture dopo due mesi. Seguono la Sicilia (60,4% dei comuni), il Molise (52,9%), la Campania (51,6%) e il Lazio (51,6%). Tra le province, in testa tra i cattivi pagatori c’è Reggio Calabria, con il 76 per cento degli enti comunali che salda oltre due mesi, poi Messina (75,9 per cento), Ragusa (75 per cento), Crotone (74,1 per cento) e Vibo Valentia (68 per cento).

“I ritardi nei tempi di incasso delle fatture – sottolinea il presidente di Confartigianato Marco Granelli – peggiorano le condizioni dei piccoli imprenditori già colpiti dalla crisi pandemica. In attesa di essere pagati, sono costretti a rivolgersi alle banche per ottenere la liquidità necessaria a mandare avanti l’azienda. Una situazione finita nel mirino della Commissione europea che ha aperto una procedura d’infrazione nei confronti del nostro Paese per il mancato rispetto della legge del 2013 che impone pagamenti a 30 giorni. Per rispettare il diritto delle imprese ad essere pagate dalla Pa in tempi certi, c’è una soluzione semplice che Confartigianato indica da sempre: applicare la compensazione diretta e universale tra i debiti e i crediti degli imprenditori verso la pubblica amministrazione. Confidiamo che il Pnrr contribuisca ad accelerare i tempi di pagamento della Pa, come sollecitato in questi giorni dalla presidenza del Consiglio al ministero dell’Economia con una precisa indicazione: entro la fine del 2023, le Pa centrali, regionali e locali dovranno far sì che la media ponderata dei tempi di pagamento registrati sulla Piattaforma crediti commerciali (Pcc) sia pari o inferiore a 30 giorni”.

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