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Umbria: Aur, decrescita inferiore alle attese Nel prossimo quinquennio bisognerà fare il più possibile con le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza

di Alessandro Pignatelli
04/08/2021
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La decrescita umbra è simile a quella italiana secondo le stime della Banca d’Italia. Niente -14 per cento, come previsto da più parti, ma inferiore al -9 per cento. La riconferma, in via migliorativa, arriva dallo studio Svimez di fine luglio, con una perdita del Pil dell’Umbria pari all’8,5 per cento nel 2020, contro il -8,9 per cento nazionale. L’Aur fa sapere che in questo modo la regione si piazza al settimo posto tra quelle italiane per intensità di recessione (Toscana e Marche hanno superato il 10 e l’11 per cento e sono in fondo alla graduatoria).

La ripartenza, stimata in Italia al 4,7 e al 4 per cento rispetto all’anno in corso e al prossimo, pone però di nuovo il problema delle due velocità: più sostenuta al Nord, soprattutto al Nordest, che mostra 6,2 e 5 per cento nel 2021 e nel 2022; il Centro, su valori nazionali, vede risalire l’Umbria, con 4 e 3,8 per cento, ma più timidamente della Toscana e, per l’anno in corso, anche di Abruzzo e Campania.

Lo studio Svimez ci dice insomma che la ripresina non sarà sufficiente per tornare ai livelli pre-covid, né in Umbria né in Italia: occorre 1,2 e 0,8 per cento in più su valori stimati al 2022.

Sul fronte occupazionale, situazione simile: -1,4 per cento per l’Umbria (contro -2,2 per cento italiano) nel 2020, poi aumenti dell’1,4 e del 2,5 per cento nel 2021 e nel 2022 (1,7 e 2,9 in Italia). Risaliranno anche i consumi, come conseguenza di ciò che abbiamo visto finora. La spesa delle famiglie, nel 2020, in Umbria aveva avuto un calo dell’11,6 per cento (-12,1 in Italia). Il recupero nell’anno in corso sarà del 3,6 contro il +3,2 per cento nazionale, nel 2022 passeremo al +4,3 e al +4,6 per cento. La diminuzione più lieve dei consumi delle famiglie in Umbria durante la pandemia è una conseguenza della contrazione del reddito disponibile delle famiglie consumatrici molto più contenuta che nel resto del Paese: -0,5 per cento a fronte di -2,8 in Italia, -2,1 nel Centro, -2,7 nel Centro nord. Ad attenuare la decrescita dei redditi disponibili, in Umbria, hanno contributo le misure di sostegno e contrasto alla povertà messe in campo dalla Regione.

Per gli investimenti, le stime Svimez parlano di una contrazione nel 2020, in Umbria, del 4,3 per cento, più contenuta di quella nazionale e delle regioni del Centronord (+9 per cento).

Nel prossimo quinquennio arriveranno i milioni del Piano di ripresa e resilienza nazionale. Serviranno per colmare il gap allargatosi negli anni e compiere il salto di qualità necessario anche prima che scoppiasse la pandemia. Il tempo è un po’ tiranno: bisognerà fare tutto o il più possibile in cinque anni. I tempi per la realizzazione delle opere pubbliche, in Umbria e in Italia, mal si conciliano con il quinquennio. Essenziale snellire le procedure.

Tags: AurCDELOCALUmbria
Alessandro Pignatelli

Alessandro Pignatelli

Giornalista professionista e scrittore, amante della carta stampata come del mondo digitale. Ho lavorato per agenzie stampa e siti internet, imparando nel mio percorso professionale a essere tempestivo, preciso, ma anche ad approfondire con vere e proprie inchieste. Con i new media e i social, ho inserito nel mio curriculum anche concetti come SEO, keyword, motori di ricerca, posizionamento.

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