Moda Marche: crollo in un decennio

La moda nelle Marche perde i pezzi. In un decennio, nel tessile, abbigliamento e calzature, c’è stato un crollo nel numero di aziende, da 6.811 a 5.445, -1.366, di cui 1.314 nel calzaturiero, passato da 4.396 a 3.286. Tutto ciò si ripercuote naturalmente sui posti di lavoro: tra aprile 2014 e aprile 2021, gli addetti del settore moda sono passati da 43.668 a 37.074, saldo negativo di 6.594. Ancora una volta, il più colpito è stato il settore calzaturiero (da 29.162 a 23.636, -5.526).

Cala anche l’export nella moda marchigiana, -26,6 per cento lo scorso anno, da 2.4 a 1,6 miliardi. Calato pure il fatturato nel 2020, -7,1 per cento. I dati arrivano tutti dall’elaborazione del Centro Studi Cna Marche e sono stati resi noti in occasione dell’assemblea elettiva di Federmoda Cna Marche.

Sul futuro si sono espressi il presidente della Cna Marche e della Camera di Commercio delle Marche Gino Sabatini, il responsabile nazionale di Cna Federmoda Antonio Franceschini, Stefania Bussoletti, dirigente regionale del Servizio attività produttive, Doriana Marini, presidente di Cna Federmoda Marche. Quest’ultima è stata riconfermata per il secondo mandato come presidente coordinatore dell’Unione Cna Federmoda Marche. Per Cna Marche Calzature e Pelletterie, presidenza affidata a Paolo Mattiozzi di Studio Immagine srl di Porto Sant’Elpidio, per Lavorazioni di filati e tessuti, confezioni maglieria e accessori, presidente è Doriana Marini, di Dienpi srl di San Benedetto del Tronto.

Secondo Cna Federmoda Marche occorre salvaguardare il settore attraverso la proroga della cassa integrazione, la proroga delle moratorie sui mutui, la riduzione del cuneo fiscale, l’istituzione della Zona Economica Speciale, le politiche dell’area di crisi. Si chiede inoltre di non sprecare l’occasione delle risorse a disposizione con il PNRR inserendo misure specifiche per lo sviluppo della manifattura italiana, soprattutto quella d’eccellenza marchigiana. Cna Federmoda Marche chiede la massima attenzione da porre alla dimensione dell’impresa: le risorse sono tante ma i progetti devono essere essere a misura della piccola impresa, quella maggiormente diffusa nel nostro Paese.

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