Una buona legge quella per il “Superbonus 110%”? Se lo domandano alla Cna Costruzioni di Ancona. E guardano anche le luci e le ombre.

Ancora lo “spostamento” economico e tecnico che il decreto si prefiggeva non c’è stato: gli operatori del settore sono alle prese cogli adempimenti burocratici, lunghi e complicati, però sono davvero pochi i cantieri aperti nelle Marche. Va anche ricordato quale era l’obiettivo del Governo: e cioè mettere in sicurezza da un punto di vista statico vecchi edifici adeguando le strutture alle ultime normative. In sintesi avere un patrimonio edilizio sicuro che di fronte a eventi sismici eviti l’esborso di denaro pubblico per la ricostruzione.
Ma c’era anche l’idea di rendere gli edifici da un punto di vista energetico molto più efficienti con conseguente risparmio e minore impatto sul riscaldamento globale.
Non per ultimo si pensava ad un risparmio del suolo perché rimettendo a posto vecchi stabili non se ne costruissero di nuovi.
Queste le premesse: ad oggi nella Marche risultano partiti circa 569 cantieri. Se si considera che la regione Marche ci sono 225 Comuni, vuol dire che mediamente sono partiti 2,5 interventi per ogni Comune. Cioè nulla, ma perché?
Innanzitutto le procedure per l’approvazione dei progetti (accesso agli atti, rilievi, autorizzazioni, etc) le quali inoltre, per causa pandemia, hanno tempi estremamente lunghi. Solo con molto ritardo la procedura è stata semplificata.
In secondo luogo la messa in sicurezza dal punto di vista sismico (sismabonus), questione fondamentale del Decreto, è la meno applicata in quanto ha tempi di realizzazione estremamente più lunghi che difficilmente rientrano nelle scadenze della Legge in vigore. Gran parte sono interventi dell’ecobonus e complessivamente per unifamiliari e piccoli condomini. Questo non era lo spirito della Legge.
Infine la questione più grave è l’ingiustificato aumento dei prezzi, con punte del 20 o anche del 30% e sistemi di pagamento da strozzinaggio come anticipi vertiginosi che piccole e medie imprese non sono in grado di affrontare. Questo fatto, oltre a mettere in crisi le aziende artigiane che non hanno più margini, sta mettendo in difficoltà anche i “general contractor” che non hanno più margini. Il Governo sta tentando di mettere mano a questo fenomeno ma con scarsi risultati.
Per concludere crediamo vada sottolineato che, indubbiamente, il Decreto è una spinta molto importante per il recupero del patrimonio edilizio ma, per le questioni di cui sopra, trova oggettive difficoltà di applicazione. La proposta che la CNA costruzioni fa è quella di dare una proroga oltre il 2022, in tempi più brevi ed in proporzione ai tempi effettivi dell’edilizia. Ciò potrebbe essere anche un calmiere per l’aumento dei prezzi.

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