Scognamiglio, Unci agroalimentare: “Accorciare la filiera”

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Gennaro Scognamiglio è il presidente di Unci (Unione nazionale cooperative italiane) agroalimentare, l’associazione nazionale di rappresentanza, assistenza e tutela delle cooperative e dei consorzi della pesca, dell’acquacoltura e dell’agricoltura. Dalla sua posizione privilegiata può naturalmente spiegare che importanza riveste oggi questo settore nel quadro nazionale: “La cooperazione agroalimentare oggi in Italia riveste uno dei più più importanti dell’intera economia, è ciò che permette di portare dal produttore al consumatore un prodotto. Abbiamo infatti una cooperazione di produzione, fatta dalle imprese agricole, che crea una filiera che continua con il produttore che consegna alla cooperativa, che a sua volta consegna al centro di trasformazione che, infine, fa sì che il prodotto finito arrivi al consumatore”. Secondo Scognamiglio, “accorciare ancora di più la filiera permetterebbe al consumatore finale di avere fresco garantito Made in Italy”.

Nel settore produttivo sono circa 55 mila gli occupati, a cui poi bisogna aggiungere la distribuzione e la logistica. C’è un problema da affrontare, che è quello delle importazioni dai Paesi europei e non: “La tutela sanitaria e la tracciabilità del prodotto. Chiaramente ciò che arriva dall’estero ha prezzi minori perché le condizioni di lavoro sono diverse. In Italia abbiamo la legge sul caporalato garantito che permette alla filiera di avere un percorso etico preciso. È tutto tracciato, a 360 gradi. Tramite sistemi di controllo, seguiamo tutta la produzione, c’è la doppia etichettatura, si conosce il nome del produttore iniziale e tutti i passaggi che sono stati fatti durante il percorso della filiera”.

Altro capitolo da affrontare è quello che riguarda i pescatori: “Con il Pnrr, c’è una nuova opportunità grazie ai programmi di filiera. Si può iniziare a ragionare di percorso integrato, di rinnovo e ricambio generazionale. Con una filiera corta, infatti, si possono iniziare a inserire dei giovani. Nell’ambito della filiera, possiamo anche inventarci attività, come quella dei biologi marini. Le opportunità non mancano”.

L’Unci preannuncia progetti per il futuro: “Come l’allevamento agricolo e la pesca con acqua idroponica, il che vuol dire sistemi di allevamento innovativi rispetto all’acquacoltura”. Molto successo, un anno fa, aveva avuto l’iniziativa di formazione “di coloro che ogni giorno lavorano con le risorse del mare, focalizzando l’attenzione su tematiche quali la protezione delle biodiversità, lo sfruttamento e la gestione sostenibile delle risorse ittiche, nonché le tecniche di pesca sostenibile che evitano catture indesiderate e prevengono le catture accidentali di specie protette”. L’attività formativa si era basata sull’utilizzo di appositi attrezzi a minor impatto ambientale e sui principi di sostenibilità della risorsa ittica lungo tutto i passaggi commerciali delle filiera ittica.

Finiamo la chiacchierata affrontando il tema del Nutriscore, che tanto fa discutere a livello europeo e che in Italia non ha fatto proseliti: “Noi siamo per la tutela del nostro cibo, per la tutela della dieta mediterranea, valorizzando i nostri prodotti al di là di ogni altra barriera. I semafori? Noi vogliamo che vengano garantiti il prodotto Italia e la nostra identità”.

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