Pasta made in Puglia: boom nelle esportazioni

La pasta made in Puglia piace tanto all’estero, tanto è vero che le esportazioni hanno fatto segnare un +10 per cento nell’ultimo anno, mentre i consumi dentro casa sono cresciuti del 5,5 per cento a volume e del 10 per cento a valore. È quanto emerge dall’analisi di Coldiretti Puglia su dati Istat Coeweb, da cui si rileva che mai così tanta pasta italiana è stata consumata sulle tavole mondiali.

“Le migliori varietà di grano duro selezionate, da Emilio Lepido a Furio Camillo, da Marco Aurelio a Massimo Meridio fino al Panoramix e al grano Maiorca, sono coltivate dagli agricoltori sul territorio pugliese che produce più di 1/4 di tutto il frumento duro italiano. L’allarme globale provocato dal Covid ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza”, spiega Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

Con l’arrivo della pandemia, gli Usa sono diventati i maggiori consumatori di pasta italiana, al di fuori dei nostri confini, con un aumento record del 40 per cento che ha permesso agli americani di superare la Francia (+4 per cento), la Germania (+16 per cento) e la Gran Bretagna (+19 per cento). In Australia da segnalare un aumento del 39 per cento, in Asia registriamo il balzo del Giappone (+16 per cento) e soprattutto della Cina (+23 per cento).

“Pasta fatta con grano 100 per cento made in Puglia, con il grano ‘Cappelli’, fino ad arrivare alle modaiole alternative con grano verde, tradizione e innovazione contraddistinguono la Puglia, il Granaio d’Italia, principale produttore di grano duro con 343.300 ettari coltivati e 9.430.000 quintali prodotto” fa sapere Coldiretti Puglia. Si registra un ritorno al passato con la realizzazione della pasta in casa e con l’aumento delle pubblicazioni dedicate, delle chat su internet, del successo delle trasmissioni televisive e dei corsi di cucina anche nei mercati e negli agriturismi di Campagna Amica. Qui i cuochi contadini preparano pasta semplice o ripiena, fatta in casa con il matterello. Il fatto in casa torna a valere più di ciò che viene acquistato.

La filiera della pasta, in Puglia, vale 542.000.000 euro. Negli ultimi dieci anni, però, è scomparso un campo su grano su cinque con effetti sull’economica, sull’occupazione e sull’ambiente: “Situazione aggravata dalla concorrenza sleale delle importazioni dall’estero, soprattutto da aree del pianeta che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale in vigore in Italia”.

“Gli agricoltori per una giusta remunerazione sono pronti ad aumentare la produzione di grano duro in Puglia dove è vietato l’uso del glifosate in preraccolta, a differenza di quanto avviene in Canada ed in altri Paesi. Sarebbero improbabili e dannosi per il tessuto economico del territorio percorsi di abbandono e depauperamento dell’attività cerealicola che deve puntare sull’aggregazione, essere sostenuta da servizi adeguati, scommettendo esclusivamente su varietà pregiate, riconosciute ormai a livello mondiale”, insiste il presidente Muraglia.

Grazie all’insistenza di Coldiretti, in Italia dal 13 febbraio 2018 è obbligatorio indicare la reale origine del grano usato nella pasta. Che, come detto all’inizio, piace eccome pure in patria. Gli italiani hanno aumentato gli acquisti in valore del 10 per cento nel 2020, con punte del 29 per cento per quella prodotta solo con grano italiano. L’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia ha portato poi a una svolta salutista, alla riscoperta della dieta mediterranea di cui la pasta è principale ingrediente.

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