Fruitimprese: frutta fresca, crescono i prezzi dell’export

Fruitimprese ha comunicato i dati di export/import del 2020. Ebbene, le imprese ortofrutticole del nostro Paese, nonostante l’emergenza coronavirus e le condizioni climatiche contrarie, lasciando sul terreno il 3,4 per cento delle quantità immesse sul mercato, hanno però spuntato prezzi più alti per la frutta fresca sui mercati stranieri (+7 per cento), per un controvalore di più di 2,5 miliardi di euro.

Giacomo Suglia, vicepresidente nazionale Fruitimprese e presidentde di Apeo, l’associazione dei produttori/esportatori pugliesi, commenta: “Sono risultati tanto più significativi in quanto ottenuti in un anno di grandi difficoltà che i produttori e gli operatori commerciali dell’ortofrutta hanno affrontato con spirito di sacrificio e dando prova di grande professionalità, continuando a lavorare per rifornire i mercati, affrontando anche i costi aggiuntivi legati alla pandemia”.

Aggiunge: “I risultati ottenuti in un anno, lo ripeto, di gravissime difficoltà confermano ancora una volta che le nostre produzioni sono in linea con le richieste del mercato e le esigenze dei consumatori, sempre più attenti alla provenienza del prodotto e al rispetto delle norme ambientali, etiche e fitosanitarie, che in Italia sono tra le più restrittive a livello europeo. Penso che questa nostra linea sia stata premiata dai consumatori con un continuo apprezzamento dei nostri prodotti”.

Suglia poi sposta il discorso anche sulla Puglia e su un frutto simbolo della regione: “Dai dati Fruitimprese emerge che l’uva da tavola è il secondo prodotto ortofrutticolo italiano più esportato dopo le mele, con un forte aumento nel 2020 sia delle quantità (+7,25) e soprattutto del valore (+ 9.95) pari a oltre 720 milioni di euro. Risultati che fanno ben sperare, in questo particolare momento di difficoltà occupazionale, sociale ed economica”.

“Questi dati incoraggianti sono la conseguenza della lungimiranza delle nostre imprese che ormai da molti anni hanno operato una riconversione varietale verso varietà di uva da tavola senza semi (seedless). Ricordo che è nato nel 2016 un Consorzio di 24 aziende, Nu.Va.U.T. (Nuove Varietà di Uva da Tavola) che in accordo con il C.R.E.A. (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) finanzia la ricerca per nuove varietà di uva da tavola. L’intento è quello di regolare le attività di trasferimento, valutazione e valorizzazione di nuove varietà di uva da tavola. Con l’uva da tavola siamo il terzo paese produttore al mondo, la nostra qualità è riconosciuta sui mercati internazionali e su quello interno”.

Prosegue Suglia: “Alla luce di questi risultati mi aspetto una grande considerazione da parte della politica e delle istituzioni, regionali e nazionali, affinché diano la giusta considerazione ad un settore vitale per l’equilibrio socio-economico del nostro Paese. Aver raggiunto questo traguardi, con le difficoltà del Covid 19, i mille problemi legati ai cambiamenti climatici e il perdurante embargo con la Russia (che dura dall’agosto del 2014), è motivo di profondo orgoglio per questo settore”.

Emerge, alla fine, anche una preoccupazione: “Leggo dell’aumento continuo dei costi delle materie prime, dal gasolio all’energia, dal ferro al legno alla plastica, tutti prodotti che incidono pesantemente sul comparto dell’ortofrutta, senza contare l’aumento dei noli dei container indispensabili per l’export. C’è il rischio concreto che questi aumenti vadano a penalizzare i buoni risultati che il nostro settore ha conquistato a livello nazionale e pugliese. Le nostre imprese produttive e commerciali già soffrono di un deficit di competitività rispetto ai nostri partner-concorrenti europei, in primis la Spagna. Non possiamo accettare ulteriori penalizzazioni per un settore che è la seconda voce del nostro export agroalimentare con quasi 5 miliardi di euro di export nel 2020 (+5,8%)”.

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