Fipe Umbria: sit-in a Perugia, riaperture non oltre il 24 aprile e aiuti

Nel giorno dell’Assemblea nazionale della Fipe a Roma, il settore dei pubblici esercizi è sceso in piazza anche a Perugia che chiedere attenzione da parte dei politici. Imprenditori di bar e ristoranti hanno pacificamente invaso piazza Italia, chiedendo alla Regione Umbria un impegno concreto e non più dilazionabile. Nella tarda mattinata di ieri, una piccola delegazione è stata ricevuta a Palazzo Cesaroni, alla presenza di Vincenzo Bianconi, Tommaso Bori, Thomas De Luca, Paola Fioroni, Andrea Fora, Valerio Mancini, Eleonora Pace, Stefano Pastorelli e Marco Squarta. Maggioranza e opposizione, tutti insieme i consiglieri hanno ascoltato ristoratori e baristi. E si sono detti disponibili a venire incontro alle richieste della Fipe Umbria.

A rischio ci sono circa 1.500 imprese in Umbria, il che significa migliaia di posti di lavoro. Le imprese devono essere messe in condizioni di ripartire adesso e con il piede giusto. Gli imprenditori di Fipe Confcommercio chiedono una data certa per la ripartenza e un piano per farlo in sicurezza. E aiuti economici, insieme allo stop alla tassazione. Le imprese attualmente non hanno fondi per far fronte ai pagamenti e finiscono nelle liste dei cattivi pagatori, il che può escluderle da eventuali bandi pubblici. Così inizia quella strada che porta nelle mani degli usurai, come nei giorni scorsi ha ricordato anche il presidente della Fondazione Umbria contro l’usura, Fausto Cardella.

“Ciò che abbiamo ottenuto finora – commenta il presidente di Fipe Umbria Romano Cardinali – è del tutto inadeguato e insufficiente. Non possiamo arrenderci a chiudere per sempre aziende alle quali abbiamo dedicato, assieme alle nostre famiglie, una vita di lavoro. Noi siamo disposti a fare la nostra parte, come abbiamo già dimostrato rispettando le tante regole che ci sono state imposte. La politica e le istituzioni devono darci risposte adeguate, di alto spessore, che guardino al futuro. A Roma ci siamo rivolti al governo. A Perugia, alla Regione e alle amministrazioni locali, che non possono restare sorde alle nostre richieste”.

A Donatella Tesei, presidente della Giunta regionale, è arrivata una lettera firmata Fipe con le priorità per la categoria, che rischia di perdere il 30 per cento delle attività. Secondo l’Ufficio Studi della Federazione, il quarto trimestre del 2020 c’è stata una contrazione del fatturato del 44,3 per cento rispetto allo stesse trimestre dell’anno precedente. La perdita complessiva è del 36,2 per cento, ossia 34,4 miliardi di euro.

Le richieste della categoria. Riapertura sia a pranzo sia a cena, non oltre il 24 aprile, con prenotazione obbligatoria per la sicurezza. La Regione si deve fare garante con le banche per permettere alle aziende di accedere ai finanziamenti a tasso agevolato, adeguati al fatturato perso, con almeno due anni di preammortamento. Sulle sagre, la Fipe ha ricordato alla Regione l’impegno assunto di modificare la legge sulle sagre e sulle feste paesane, riducendone la durata, e chiesto uno stop per tutto il 2021, senza alcuna eccezione. Sempre la Fipe ha ricordato come sia necessario inserire nel piano vaccinale, al più presto, dipendenti e titolari di attività ristorative e turistiche, in modo da concedere maggiori garanzie ai clienti e far ripartire il comparto.

Una parte delle richieste è indirizzato ai Comuni, tramite Anci Umbria. Le imprese che hanno dovuto chiudere non hanno utilizzato i servizi per i quali continuano puntualmente ad arrivare bollette e richieste di pagamento; Fipe chiede l’esenzione totale di Tari e Imu per il 2020 e per il primo trimestre del 2021, una rimodulazione di tributi e tasse locali sulla base delle condizioni in cui si troveranno a operare le imprese, fino alla fine della crisi.

Secondo i dati del portale di Confcommercio www.osservatoriotasselocali.it, molte imprese umbre pagano, di Tari, di più delle altre regioni. Per ristoranti, trattorie, osterie, pizzerie, mense e birrerie, la tariffa Tari è pari a 22,25 euro al mq contro i 19,98 della media nazionale. Stesso discorso per bar, caffetterie e pasticcerie: 18,78 in Umbria, 16,30 nel resto del Paese.

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