L’80% delle imprese ittiche a rischio dopo il taglio delle giornate di pesca. L’Alleanza delle Cooperative mare in prima linea per difendere i pescatori italiani. “Occorre una fotografia aggiornata sugli ecosistemi marini”

Le nuove norme europee sono stringenti: meno giornate di pesca, cosa che decurterebbe il taglio di un quinto del fatturato delle imprese del settore. Un dato che metterebbe fuori causa la gran parte degli imprenditori italiani, già obbligati a lavorare su margini davvero esigui. È l’allarme lanciato nel corso del webinare organizzato dall’Alleanza delle Cooperative pesca per fare il punto, con operatori, esperti e il dg Mipaaf Riccardo Rigillo, su “Possibili modelli di gestione della pesca delle risorse demersali nei mari italiani: sostenibilità e governance”. “Negli anni la pesca ha dovuto subire una progressiva riduzione dello sforzo di pesca, in particolare per le risorse demersali ed i piccoli pelagici. Il Regolamento Ue per il Mediterraneo Occidentale, approvato nel 2019, e prima ancora il Reg. 1380, hanno introdotto nuovi modelli di gestione che impongono l’obbiettivo del cosiddetto massimo rendimento sostenibile, attraverso progressive riduzioni dei giorni di pesca e della capacità delle flotte. E nei prossimi anni sono previste ulteriori limitazioni. Occorre cambiare rotta, partendo da dati scientifici aggiornati e attendibili”, sottolinea l’Alleanza. E proprio un nodo cruciale, secondo la cooperazione, è quello dello stato delle risorse. “L’Europa investe 500milardi di euro per le politiche ambientali, ma l’Italia destina solo 16milioni di euro per studiare i mari. Occorre una fotografia aggiornata sugli ecosistemi marini per attuare politiche di gestione mirate e sostenibili da un punto di vista ambientale, economico e sociale. Attendiamo con impazienza un confronto con il nuovo governo, ministro su questi temi sempre più urgenti”, conclude l’Alleanza.

 

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